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Pandemia, guerra in Ucraina e crisi economica: ecco perché gli italiani hanno “paura del futuro”

La crisi economica attanaglia le famiglie. La paura del futuro provoca una contrazione dei consumi. E il motivo va ricercato nell’insicurezza provocata dalla pandemia e dalla guerra in Ucraina. Gli italiani non vedono prospettive di miglioramento. Anzi temono che la loro situazione individuale e collettiva possa ulteriormente peggiorare. Una situazione generale di incertezza certificata dai dati Istat. Ad aprile, infatti, scende per il quarto mese consecutivo la fiducia dei consumatori. Ed è stato raggiunto il valore più basso dal novembre 2020.

Le radici della crisi

“La sfiducia degli italiani pesa oramai come un macigno. Inficiando le possibilità di ripresa economica del Paese. E i consumi dei prossimi mesi. E’ l’effetto caro bollette, caro carburanti e carovita. Al quale si è aggiunto quello dell’Ucraina. Con la paura di possibili razionamenti. E di ulteriori speculazioni”, spiega Massimiliano Dona.  Secondo il presidente dell’Unione Nazionale Consumatori. Gli italiani hanno paura del futuro“. Aggiunge Dona: “Le attese sulla situazione economica dell’Italia e della famiglia registrano un lieve miglioramento. Però si tratta di un rimbalzo scontato visto che a marzo avevano segnato un tracollo record. Mai verificatosi dall’inizio delle serie storiche, partite nel gennaio 1998. E ora peggiora il giudizio sulla situazione economica. Sia per l’Italia che per la famiglia. Come dire, le attese pessimistiche sono diventate cruda realtà. Le previsioni si sono già concretizzate“.

Situazione grave

L’attuale calo dei consumi è preoccupante. Perché avviene in contemporanea con il rialzo dei costi produttivi dell’agroalimentare made in Italy. Che, come il settore avicolo, dipendono dalle importazioni per l’alimentazione degli animali. “Il settore avicolo- osserva al Sole 24 Ore Fabio Del Bravo di Ismea- è un’eccezione nel panorama italiano per diversi aspetti. Prima di tutto perché garantisce un alto livello di autoapprovvigionamento. Che nel caso delle uova è pari a 97%. Ciò, in un momento di crisi delle catene globali, fa la differenza. In secondo luogo, perché è una filiera fortemente integrata. Le sue criticità sono sul fronte dei costi delle materie prime. Rispetto all’inizio del 2021 oggi siamo su incrementi dei costi dell’ordine del 38-40%».

Settore in crisi

Perdita del 10% nel 2021 e del 7% quest’anno. Un’analisi dell’attuale momento del settore delle uova è stata tracciata nell’ambito della presentazione della prossima edizione di Fieravicola Poultry Forum. Che si terrà a Rimini dal 4 al 6 maggio. “La flessione nel 2021 in qualche modo era attesa– aggiunge Stefano Gagliardi, direttore di Assoavi  (l’associazione italiana dei produttori di uova)-. Perché nel corso del lockdown gli italiani in casa spesso si cimentavano in cucina. E quindi in quei mesi abbiamo registrato dati di consumo che erano accresciuti da quella particolare e difficile congiuntura. Non ci aspettavamo che questo trend di flessione delle vendite continuasse anche nel 2022. Risultati che in parte sono legati a un minore assorbimento da parte dell’industria alimentare”.

Giacomo Galeazzi

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