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Minori e devianza. Focus sulla sicurezza nelle aree metropolitane

Sos minori per una presenza quasi esclusiva di criminalità autoctona nel Mezzogiorno. E una criminalità mista minorile al Nord. Dunque, allarme minori-criminalità nelle aree metropolitane. Il rapporto sulla “Criminalità e sicurezza a Napoli” ha due curatori. Il professor Giacomo Di Gennaro. Ordinario di sociologia giuridica e della devianza. E il suo collega Riccardo Marselli. Ordinario di economia. Rispettivamente dell’Università Federico II e dell’Università Parthenope. Lo studio considera tutte le aree metropolitane del Paese. Nonostante il titolo induca nell’errore di far pensare ad un’analisi sull’esclusivo territorio campano. “Il rapporto evidenzia il marcato trend discendente della delittuosità criminale nel Paese- sottolineano Di Gennaro e Marselli-. Ciò impone una riflessione non solo sui motivi che stanno dietro questa flessione. Ma anche sulle misure di contrasto più efficaci che per alcuni reati dovranno essere più selettive“. Sulla base anche dei dati della Corte dei Conti e della Direzione Nazionale Antimafia.

Minori violenti

In questo scenario, tuttavia, un andamento di preoccupazione è la situazione di Napoli e della Campania. Dove si registrano crimini consumati da minori. Che, “sebbene non quantitativamente elevati”, si caratterizzano per la loro qualità che è indicativa di un uso estremo della violenza. Così come è degna di attenzione una “struttura duale” del mercato criminale su base territoriale. Appunto con una presenza quasi esclusiva di criminalità autoctona nel Mezzogiorno. E una criminalità mista minorile al Nord. Violenza e denaro. Così a Napoli i baby camorristi, che tengono in ostaggio la città, da tempo hanno adottato il look dei jihadisti. Per darsi delle arie. Per un senso di appartenenza. Per mettere paura. Per essere riconosciuti a prima vista. Per marchiare il territorio. Perché lo ha comandato il capo. Il terzo rapporto, poi, analizza nel dettaglio (dopo le estorsioni e l’usura trattate nelle precedenti edizioni) il tema della corruzione. Scelto dai curatori come reato da analizzare in profondità. Perché “è con la corruzione che si esercita il potere“.

Lo strumento della corruzione

Anche per questo i mafiosi oggi più di ieri ricorrono allo strumento della corruzione. Perché attraverso essa condizionano gli assetti istituzionali, i governi locali dei territori. Svolgono attività di mediazione e di protezione. Regolano i mercati e i servizi. In altre parole, l’analisi di questo reato e l’individuazione delle forze trainanti di questo fenomeno possono rappresentare una ulteriore occasione di riflessione. Sul probabile cambiamento di importanza gerarchica dei mercati criminali. Nel rapporto è quantificata la corruzione la corruzione diventata l’arma principale attraverso cui le mafie inquinano l’economia. Alterano la dinamica del mercato. Curvano le stesse speculazioni addensate nei mercati finanziari per mezzo di transazioni di milioni riciclati attraverso le banche. I grandi magnati della finanza. Le borse internazionali, i paesi off-shore considerati paradisi fiscali.

Le cause

La porosità dei mercati finanziari. La deregolazione dell’economia. La debolezza delle istituzioni politiche e amministrative. Tutto ciò ha inevitabilmente consentito ai pilastri su cui si regge il crimine organizzato (monopolio-violenza-corruzione) di rafforzarsi. E di allargare la propria presenza sui mercati illegali. Rendendo più efficace la strategia di aggressione e penetrazione nei mercati legali. Tutti esempi negativi per la gioventù. Gomorra è tra noi. I ragazzini di Napoli imitano i camorristi della serie Tv. Le immagini sono state riprese da un balcone al centro di Napoli. Si vedono alcuni “scugnizzi”  mentre emulano i boss camorristi. Impugnano armi giocattolo di grande verosimiglianza. Si urlano le stesse frasi, vestiti allo stesso modo. Hanno trasformato eroi negativi, come i personaggi interpretati dagli attori di Gomorra, in fenomeni di tedenza. In personaggi vincenti che spopolano nella finzione e nella realtà, programmi televisivi, spot e media. Un tempo si divertivano a giocare a pallone tra i vicoli del centro, adesso s’inseguono e si ammazzano in perfetto “slang” e postura camorrista. Mimando i loro “eroi”.

Giacomo Galeazzi

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