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Radice sociale delle malattie in Africa: la salute globale nei “contesti più poveri”

Curare l’Africa per salvare il mondo. A testimoniare l’impegno del volontariato italiano nel continente più povero è un medico in prima linea al servizio degli ultimi. Il dottor Carlo Cerini ha coordinato in Mozambico il progetto di Medicus Mundi Italia. A In Terris  descrive le “circostanze” in cui si svolge la lotta per sostenere la sanità africana. A cominciare dal contrasto all’Hiv. “Tutelare il diritto di nascere sani può essere applicato all’ Hiv così come ad altre patologie infettive come l’epatite B o la sifilide. In  linea con le recenti raccomandazioni dell’Oms– afferma il dottor Cerini-.- Ma ciò significa soprattutto mettere al centro dell’attenzione la persona più che la singola malattia. Si tratta, infatti, di un’opportunità per migliorare in generale l’efficienza dei sistemi sanitari. E quindi lo stato di salute globale anche nei contesti più disagiati”.

Impegno in Africa

L’ex responsabile del progetto-Mozambico dell’organizzazione benefica segnala poi una necessità. E cioè la logica secondo cui le malattie hanno sempre una doppia genesi, fisica e spirituale. “Ciò rende rilevante l’azione di altri attori che offrono percorsi terapeutici alternativi. Come pratiche esorcistiche per espellere gli spiriti maligni. Riti di purificazione. £ ricerca di soluzioni a portata di mano, rintracciabili e condivisibili all’interno dello stesso villaggio- specifica il dottore Cerini-. In questo contesto, le classiche strategie di prevenzione che sono incentrate sulla diffusione di informazioni sui diritti di genere e sulle modalità di contagio risultano insufficienti“. Sono infatti tutte basate “sull’idea che l’accesso alle informazioni sia il primo passo verso il cambiamento del comportamento individuale“. E che “il cambiamento di comportamento che porta benefici per la salute sia abbastanza attraente da essere adottato senza esitazione“. Nella realtà rurale, aggiunge il medico missionario, “le persone, invece, anche quando hanno la fortuna di accedervi, assorbono e reinterpretano le informazioni in base ai loro sistemi culturali di rappresentazione della realtà. E in base alle loro pratiche comuni“.

Prevenzione in Africa

Aggiunge Cerini: “Un classico esempio in tale senso è offerto dall’uso dei contraccettivi di barriera, il preservativo, come strategia per diminuire la trasmissione sessuale delle malattie. I preservativi sono visti da molte comunità come inaccettabili in termini di relazioni marito-moglie. In primis, perché i rapporti sessuali devono portare alla procreazione. Secondariamente, perché visti come una limitazione al piacere, soprattutto maschile ma anche femminile, il che porta i ad essere contrari al loro utilizzo”. Ogni tentativo di convincimento “genera liti, sospetti e talvolta violenze anche fisiche. Il lavoro degli operatori deve quindi andare ben oltre la trasmissione di informazioni sull’uso del preservativo come strumento di lotta contro HIV, concentrandosi sul significato di concetti e percezioni che fanno parte del micro-mondo degli utenti. Con l’obiettivo di intercettare, comprendere e risolvere questi fattori, Medicus Mundi Italia ha ampliato la propria strategia comunitaria, declinandola in un intervento settoriale all’interno di una rete di servizi ed interventi che vanno ben oltre, come quelli offerti dalle Brigadas Móveis.

Couselling

“Dal 2021 la strategia è stata dunque ampliata, intervenendo con maggiore decisione sulla catena di trasmissione di HIV tra madre e figlio, che nelle aree rurali ancora di più che in quelle urbane raggiunge livelli allarmanti-. puntualizza Cerini-. Mamme e bambini di oltre 100 comunità, sparse in 5 distretti della provincia di Inhambane per un’area totale di 35 mila chilometri, ora possono trovare a pochi metri da casa, una volta al mese, un servizio integrato composto da erogazione di farmaci antiretrovirali, da un couselling offerto da un’infermiera dedicata, da dispositivi e supplementi alimentari dall’assistenza prenatale al post-parto, da esami di laboratorio che in molti CS non si trovano. Il servizio viene offerto mediante un’auto-ambulanza che ogni giorno parte dall’ospedale di riferimento, e garantisce che la qualità e quantità dei servizi offerti non risenta di interruzioni”.

Capacità del sistema

Ma, prosegue il dottor Carlo Cerini, “l’offerta del servizio di per sé non può essere sufficiente, se vuole essere davvero inclusiva. Così, grazie agli ultimi finanziamenti ricevuti, è stato possibile formare una attivista comunitaria per ogni villaggio, una volontaria appartenente e riconosciuta dalla micro-popolazione locale che possa fungere da consigliera,  da legame con il sistema sanitario. Inoltre sono stati organizzati cicli di formazione per le infermiere dei CS sui nuovi protocolli diagnostico-terapeutici. Sono state potenziate le capacità del sistema, dotando le BM di strumenti per la diagnosi immediata dell’infezione di HIV nel bambino e per la quantificazione istantanea della carica virale, permettendo agli operatori sanitari di agire nell’immediato. E’ stato infine disegnato un progetto di ricerca ad hoc. Grazie alla collaborazione con l’Università di Brescia. Con l’ambizioso obiettivo di valutare al meglio e monitorare l’efficacia ed i limiti delle azioni proposte“.

 

 

 

 

 

Giacomo Galeazzi

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