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I costi sociali della pandemia. Analisi economica della crisi Covid

“Ritengo che le Rsa  (residenze sanitarie assistenziali) debbano essere interamente ripensate. Così come la gestione della vecchiaia. Che in molti casi può essere fatta in modi molto più attivi. E in contesti di maggiore coinvolgimento sociale”, afferma a Interris.it la professoressa Vera Negri Zamagni, tra le più autorevoli storiche dell’economia in Europa.

Analisi economica della pandemia

All’Alma Mater di Bologna e alla Johns Hopkins University, la professoressa Vera Negri Zamagni insegna storia istituzionale, dell’industria e della finanza. Ha fondato la “Rivista europea di storia economica” pubblicata dall’Università di Cambridge. E’ stata membro del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr). Già reggente della filiale di Bologna della Banca d’Italia. Vicepresidente della giunta regionale dell’Emilia-Romagna. Assessore regionale alla Cultura. E’ sposata con l’economista Stefano Zamagni, presidente della Pontificia Accademia delle Scienze sociali. Ha scritto numerosi testi scientifici sul processo di sviluppo economico italiano. Dall’unificazione a oggi. Con particolare riferimento agli squilibri regionali. Alla distribuzione del reddito. Agli standard di vita. Alla business history. All’intervento dello Stato. E allo sviluppo del movimento cooperativo.La tempesta della pandemia suscita più solidarietà o chiusura in se stessi?

“Sicuramente nella prima ondata si poteva vedere molta solidarietà. Generata dalla sorpresa e dall’assunto che la pandemia avrebbe colpito tutti. In questa seconda ondata, invece, si stanno riaprendo grossi divari. Divari soprattutto tra coloro che hanno mantenuto il lavoro. E quelli a cui i provvedimenti pubblici l’hanno tolto. Senza che i ‘ristori’ possano indennizzarli completamente”. Fra quali soggetti sono più marcate le differenze?

“Fra coloro che sono stati costretti in case piccole e mal funzionanti. E coloro che hanno abitazioni confortevoli. Fra coloro che hanno relazioni stabili che hanno potuto mantenere.  E chi invece viveva da solo. E non può godere dei rapporti di amicizia e vicinato. Che sono diventati poco praticabili con le varie limitazioni alla mobilità. Questi divari hanno iniziato a produrre rabbia, anche se immotivata? Con chi prendersela se l’unica vera difesa oggi contro il virus è il distanziamento fisico?”.Chi soffre maggiormente per l’emergenza Covid?

“C’è una sofferenza materiale, per la perdita di lavoro e reddito. E per le costrizioni alla mobilità. Come già detto, c’è anche una sofferenza spirituale crescente. Infatti, le molte persone che avevano squilibri di vita significativi. Mascherati con consumi compulsivi. Sballo serale. Turismo diversivo. Partecipazioni a spettacoli sportivi o a raduni di vario genere. Si sono trovati improvvisamente a dover fare i conti con se stessi. Non avendo mai praticato la riflessione. E l’impegno in progetti di miglioramento di sè”.Può farci un esempio?

“I molti che vedono il proprio lavoro messo in discussione per il futuro fanno fatica ad adattarsi a prospettive nuove. I giovani, poi, che già tendevano ad isolarsi a causa dei giochi elettronici, stentano ancora più di prima a relazionarsi con il mondo reale. In generale, direi che il mondo ha riscoperto la fragilità dell’essere umano. Dopo anni in cui ci si era illusi di essere diventati onnipotenti. E questa scoperta, invece di generare riflessioni sul come pensare e agire diversamente, ha provocato depressione”.In tempo di pandemia, come cambia il valore sociale della solidarietà?

“C’è molto da cambiare nei nostri comportamenti. Innanzitutto, occorre non interrompere le nostre relazioni. Ma trasferirle sui canali sui quali possono essere continuate. Non perdendo occasioni per ‘vedersi’ online. Per organizzare meeting all’aria aperta. Per ravvivare le relazioni familiari. Infondendo speranza, ascoltando e incoraggiando. Chi poi aveva impegni di carattere sociale, volontariato, cooperazione e simili, si deve ingegnare di continuare tali impegni. Con modalità nuove”.Cioé?

“Chi aveva un’attività di insegnamento, anche online, può fare molto per sostenere e fare riflettere i propri allievi. Affidando loro impegni formativi utili. Insomma, la vicinanza, che per lo più non può essere fisica oggi, può incrementarsi sul piano spirituale. Mediata dagli strumenti che ci mettono in relazione”.Il Vangelo parla di lebbrosi. C’è il rischio che la pandemia accresca l’esclusione sociale?

“Tra i molti effetti negativi prodotti dalla pandemia forse questo è il meno grave. Infatti, l’allentamento del vincolo fiscale, che impediva di produrre altro debito, portato dalla pandemia aiuta a far sì che vengano varati continui interventi di sostegno al reddito di coloro che hanno perso temporaneamente il lavoro. E di coloro che erano disoccupati già da prima”.

Le categorie più esposte?

“Le categorie oggi a maggiore rischio di esclusione sociale sono i disabili. Per i quali si fatica ad organizzare i servizi che erano forniti in precedenza. E gli anziani, più esposti a conseguenze negative del Covid e visti come soggetti che assorbono troppe cure. In ambedue i casi, occorre essere creativi. Trovare modalità nuove. Per evitare l’isolamento di queste categorie di persone. Ma anche pensare al futuro”.

Giacomo Galeazzi

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