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L’etica del sacrificio nell’exploit sportivo. Cosa c’è dietro l’impresa di Jacobs

Marcell Jacobs, ossia l’etica del sacrificio dietro il trionfo olimpico dell’uomo proiettile. Sono tante le ragioni che giustificano l’improvvisa e imprevista vittoria del ragazzo cresciuto a Desenzano insieme alla mamma italiana. Jacobs ha lavorato sulle ferite della sua infanzia. Causate soprattutto dall’assenza del padre “ritrovato” appena un anno fa. Una battaglia contro l’ansia da prestazione. La stessa che ha messo in crisi campionesse come Simone Biles e Federica Pellegrini. Per vincere, dunque, lo sprinter azzurro ha lavorato sulla sua tecnica. Sull’alimentazione. Ma, soprattutto, sulla sua testa.

Le medaglie delle Olimpiadi di Tokyo 2020 che però si svolgono nel 2021 a causa della pandemia

Sotto controllo

Come spiega lui stesso. “Mentre si avvicinavano i grandi appuntamenti le mie gambe cominciavano a non rispondere più. Ora invece sì”. L’etica del sacrificio, quindi, per controllare il peso delle pressioni e delle aspettative. A ciò si aggiunge l’adrenalina del momento. E l’atmosfera in cui si incastrano perfettamente più momenti memorabili insieme. “Vedere Gianmarco Tamberi (vincitore medaglia d’oro nel salto in alto, ndr) mi ha caricato ancora di più e ho pensato ‘ok, lo voglio. lo farò“.

Etica del sacrificio

“Ho rivisto tutti i sacrifici fatti che mi hanno aiutato ad essere sul gradino più alto del podio. E’ una medaglia che pesa tantissimo. Ed è la cosa più bella che possa esserci”, dichiara l’uomo più veloce del mondo. Che cosa mangia un oro olimpico come Marcell Jacobs? Il super campione lo ha raccontato subito prima di partire per Tokyo alla chef stellata Cristina Bowerman, aprendo le porte della sua cucina a lei e allo staff di Maker Faire Rome, la fiera dell’innovazione promossa dalla Camera di Commercio di Roma e organizzata dalla sua azienda speciale Innova Camera.

Exploit

Lo sport è cambiato ed exploit di questo tipo non sono più così rari. I principali giornali statunitensi si sono interrogati sull’oro di Marcell Jacobs. E hanno provato a chiedersi come potesse un semi-sconosciuto di 26 anni riuscire in quella che è considerata una vera impresa titanica. Per di più all’interno di uno sport che spesso ha dovuto fare i conti con il significato della parola imbroglio. E con clamorose squalifiche per doping. “Non è colpa di Jacobs se la storia dell’atletica leggera porta a sospettare di un miglioramento improvviso e immenso“, osserva il Washington Post ancora. Quasi suggerendo che toccherà allo sprinter azzurro dimostrare che le sue capacità e il suo successo sono solo il frutto di tanto lavoro. Nel 2022, del resto, si svolgeranno i mondiali di atletica, proprio negli Stati Uniti. A Eugene, in Oregon. Quale occasione migliore per spazzare via ogni scetticismo americano

Quote

Il percorso recente che ha portato Jacobs all’impresa olimpica è un sentiero sottotraccia. Le quote dei bookmakers non lo hanno praticamente mai considerato tra i papabili vincitori. Significative al riguardo le parole di Fred Kerley, medaglia d’argento. Che ha confessato come prima di Tokyo non sapesse quasi nulla di Jacobs. I quotidiani Usa sottolineano come prima del 2021 l’azzurro non avesse mai corso i 100 metri in meno di 10 secondi. Un cronotempo che non lo avrebbe qualificato per la finale delle prove olimpiche statunitensi di giugno. Insomma, un uomo che pochi mesi fa non avrebbe superato neanche i “trials” americani si ritrova improvvisamente a vestire i panni del campione olimpico. Una medaglia d’oro “straordinaria”, uscita dal nulla. Un “uomo proiettile” capace d’imporsi con una gara perfetta. Un vero “underdog“. Secondo un concetto molto popolare negli Stati Uniti.

Giacomo Galeazzi

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