LA VOCE DEGLI ULTIMI

Don Zappolini (Caritas San Miniato): “Riconoscere la dignità di ogni persona e favorire le occasioni di incontro”

La solidarietà verso gli ultimi, acuita in questo frangente storico da pandemia, guerra e conseguente crisi sociale ed economica, è un dovere imprescindibile di tutta la società civile, soprattutto nel sopperire alle esigenze primarie, quali il cibo e la cura della persona. Questo ha portato la Diocesi di San Miniato guidata da Sua Eccellenza il Vescovo Monsignor Andrea Migliavacca a dar vita all’Emporio della Solidarietà ubicato nei locali parrocchiali di fronte alla chiesa della Trasfigurazione di San Miniato Basso dove, le persone in difficoltà, possono trovare ascolto, vicinanza e aiuto. Interris.it ha intervistato in merito a questa esperienza Don Armando Zappolini direttore della Caritas Diocesana.

L’intervista

Come nasce e che obiettivi si pone l’Emporio della Solidarietà di San Miniato Basso?

“Questo è il secondo emporio che, come Caritas Diocesana, abbiamo promosso ed è nato con l’esigenza di migliorare la qualità del servizio nel dare il cibo alle persone bisognose. Il metodo che abbiamo negli altri centri di ascolto è quello dei pacchi alimentari cercando di venire incontro alle esigenze di ognuno. Invece, in questo modo, le persone hanno una scheda personale caricata con dei punti riconosciuti dallo stato di necessità e dal centro di ascolto della Caritas e quindi, può passare in questo emporio, prendere quello di cui hanno bisogno e i volontari sono lì a disposizione per dare consigli e per creare una maggiore relazione, che non sia solo prendere il pacco e andare, questo è il passaggio fondamentale”.

In che modo la pandemia ha mutato la vostra metodologia d’azione?

“Nella prima fase del lockdown c’è stata una richiesta esorbitante di viveri perché le persone non lavoravano. Coloro che facevano piccoli lavori si sono trovati a dover annullare tutto, per cui abbiamo risposto a una grande richiesta di cibo. Invece, in questa seconda fase, si vede soprattutto una povertà economica con l’aumento delle bollette e la mancanza di risorse adeguate per cui molti vengono a chiedere anche sostegni di questo genere. C’è bisogno soprattutto di relazione e ascolto perché le persone hanno vissuto questi mesi di isolamento anche nella solitudine, esasperando purtroppo le situazioni di fragilità in coloro che avevano già delle difficoltà e con questa pandemia si sono trovati ancora più soli. Dietro alle cose che diamo c’è primariamente la voglia di stare vicini a chi soffre”.

Quali sono gli aiuti che date alle persone che si rivolgono a voi? Che auspici nutrite per il futuro riguardo alla crescita dell’Emporio della Solidarietà?

“Ciò che noi diamo alle persone sono cose di carattere alimentare, per l’igiene personale e tutto ciò di cui le stesse hanno bisogno. Lo spazio di ascolto e di accoglienza all’Emporio della Solidarietà da parte dei volontari serve anche per incrociare quei bisogni che non sono solo materiali ma sono anche bisogni di ascolto e di attenzione in quanto magari – la situazione di povertà – è provocata da circostanze che possono essere in qualche modo risolte o comunque sostenute; questo è ciò che diamo alle persone. L’auspicio per il futuro è che non ci sia più bisogno di questa rete perché la povertà è finita ma – purtroppo – i dati relativi all’Italia, ci dicono che la tendenza è quella opposta e si va incrementando la povertà assoluta. Oltre a ciò che ci sia maggiore dignità tra coloro che hanno bisogno, sia riconosciuta la loro dignità come persone. Molte volte le persone che vengono da noi non hanno cibo, ma hanno una ricchezza interiore, una preparazione professionale che avevano nei paesi di provenienza e qui si ritrovano a chiedere un pacco alimentare. L’emporio vuole riconoscere la dignità di ogni persona e favorire le occasioni di incontro tra noi che noi che le accogliamo e coloro che sono accolte”.

In che modo chi lo desidera può dare il suo aiuto alla vostra opera?

“Contattando la Caritas Diocesana o quella della parrocchia di San Miniato Basso e rendendosi disponibili per fare volontariato. L’Emporio significa raccolta dei generi alimentari e non, immagazzinamento, consegna, accoglienza delle persone, quindi c’è bisogno di persone disponibili e – chi può – può portare generi alimentari che noi poi mettiamo a disposizione dell’Emporio stesso”.

Christian Cabello

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