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In Camerun i miliziani di Boko Haram “massacrano padri di famiglia e adolescenti”

Boko Haram è un movimento terroristico di ideologia salafita jihadista. Il suo obiettivo è instaurare un califfato e di applicare la sharia. Boko Haram è presente soprattutto in Nigeria, Niger, Ciad, Camerun. Ha giurato fedeltà allo Stato islamico. Nei confronti delle popolazioni civili, il movimento fondamentalista africano è all’origine di numerosi massacri. Attentati. Sequestri. E’ responsabile di crimini di guerra e contro l’umanità. Boko Haram ha perpetrato il massacro di Baga di sette anni fa (2mila mort). E nell’aprile del 2014 ha rapito 276 studentesse liceali a Chibok.

Nuova strategia

Non si fermano le stragi perpetrate da Boko Haram. Cambia solo l’epicentro degli eccidi. A fine 2021 il governo nigeriano ha annunciato che i membri dell’ organizzazione terroristica Boko Haram sarebbero stati disarmati e reintegrati nella società. Migliaia di terroristi. Tra cui combattenti, non combattenti e familiari. Hanno iniziato a deporre le armi in diverse parti dello Stato di Borno. Nel nord-est della Nigeria. La scorsa settimana, secondo il generale nigeriano Musa, si sarebbero arresi.7.000 membri di Boko Haram. E della sua affiliata ISWAP.

Strategia di Boko Haram

Le informazioni ricevute da Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS) fanno luce sula situazione. Boko Haram ha spostato la propria attività in aree più rurali della Nigeria. E soprattutto nelle regioni di frontiera del Camerun e del Lago Ciad. Lo rivela un rapporto inviato ad Acs dai partner dei progetti realizzati dalla fondazione pontificia in Camerun. Emerge che da settembre 2021 Boko Haram ha condotto ripetuti attacchi a Mutskar. Al confine con la Nigeria, nel Camerun settentrionale. Questi attacchi hanno compromesso la vita della Chiesa locale. E hanno rallentato tutte le attività pastorali. “Oggi la gente è colma di paura e ansia”, racconta un sacerdote locale il cui nome viene coperto per evitare rappresaglie ai suoi danni.

Parrocchie paralizzate

Il sacerdote aggiunge: “Abbiamo ricevuto un’altra visita. Una delle tante dei militanti di Boko Haram. Sono riusciti a raggiungere Oupaï passando per Douval. Hanno ucciso due persone. Hanno bruciato le case e hanno portato via vestiti e piccoli animali. Da metà febbraio quattro delle sette aree della parrocchia sono paralizzate. Pensavamo che non sarebbero stati in grado di raggiungere Oupaï. Perché è proprio in cima a una montagna. Ma ci siamo sbagliati!”. Il monte Oupaï è alto 1.494 metri. E si trova vicino al confine con la Nigeria. Nell’estremo nord del Camerun. “Cinque aree sono state colpite. I villaggi di Bigdé, Douval e Vara sono già quasi completamente vuoti“, spiega il sacerdote. Aggiungendo che le cellule terroristiche hanno cambiato il loro modus operandi.

Esistenza precaria

“In passato entravano nei villaggi. Urlando ostentatamente grida di guerra. Ma recentemente sono arrivati discretamente. Approfittando della luna piena. Per sorprendere le persone nel sonno. Uccidono i padri di famiglia e gli adolescenti. Soprattutto i ragazzi. Poi saccheggiano le proprietà della famiglia“, riferisce il sacerdote camerunense.  I miliziani di Boko Haram sembrano essere interessati a cereali, capre e pecore, pollame e vestiti. Spogliano le persone di tutto ciò di cui hanno bisogno per vivere. L’esistenza era già precaria in una regione dove la fame è diffusa e le risorse scarseggiano. Ma ora la popolazione è costretta all’esodo verso i villaggi più a nord. Dove è esposta ad altri tipi di insicurezza.

Campo profughi

“Quanti restano sono costretti a dormire lontano dalle loro pietose baracche. Al freddo. E in condizioni terribili”, lamenta il sacerdote. Che ha lanciato un appello alla preghiera e alla sicurezza. Aggiunge: “La situazione è davvero preoccupante. Contiamo sulle vostre preghiere”. La fondazione pontificia Acs ha appena approvato un progetto a favore di un campo profughi. Per le vittime di Boko Haram a Minawao. Nella diocesi di Makolo, nell’estremo nord del Camerun. Sono stati stanziati, inoltre, fondi per stampare 2.000 Bibbie in mafa. La lingua parlata in 12 parrocchie della stessa diocesi.

Giacomo Galeazzi

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