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“Alberi di Mango”, una comunità unita per ripopolare la montagna

Lo sviluppo e la valorizzazione delle aree montane, scrigno di biodiversità e di storia, dipende primariamente dal ripopolamento dei territori attraverso la fornitura di servizi di prossimità fondamentali per il vissuto quotidiano di ogni comunità, soprattutto per quelle più lontane dai grandi centri abitati.

L’esempio di Belluno

A Costa di San Nicolò di Comelico, un piccolo borgo montano incastonato all’ombra delle Dolomiti in Val Comelico, nell’area della provincia di Belluno, per evitare la disgregazione della montagna, grazie alla sensibilità della diocesi di Belluno e Feltre, al locale parroco don Fabio Fiori e a un gruppo di persone volenterose nonché legatissime al territorio montano, è nata “Alberi di Mango”, un nuovo modello di sviluppo sociale che mette al centro la comunità. Interris.it, in merito a questa esperienza di valorizzazione della montagna, ha intervistato il dott. Gianluca Salmaso, giornalista originario della provincia di Venezia, laureato in Economia e Commercio e membro della cooperativa di comunità “Alberi di Mango”.

Il dott. Gianluca Salmaso (© “Alberi di Mango”)

L’intervista

Come nasce e che obiettivi ha la cooperativa di comunità “Alberi di Mango”?

“‘Alberi di Mango’ nasce nella primavera del 2019 grazie alla volontà del Comelico e, in particolare, dei paesi di San Nicolò e Danta di Cadore. Nello specifico, nella frazione di Costa di San Nicolò dove abbiamo il primo esercizio, attualmente ci sono settanta residenti mentre, una trentina di anni fa, erano 200. Stiamo parlando di un’area interna con un contesto di spopolamento e una serie di problematiche correlate. Nella stessa Costa, ubicata sulle Dolomiti a 1500 di altezza, ad esempio, non c’era più nessun tipo di servizio di prossimità, negozio di alimenti o bar che è rimasto chiuso per circa vent’anni. Quest’ultimo, grazie all’intervento del Comune, è stato riaperto da alcuni ragazzi giovani che però, dopo due/tre anni, non riuscendo a farne un’attività lavorativa, hanno dovuto cedere il passo. A quel punto, la comunità di Costa, si è trovata di nuovo in difficoltà e, con il coinvolgimento della Diocesi di Belluno e delle comunità pastorali di San Nicolò e di Danta, si è cercato di trovare una soluzione. Quest’ultima ha richiesto circa sei mesi/un anno di ricerche per capire come fare a organizzare e gestire tali spazi. Da quel momento è nata una cooperativa di comunità sul modello di quelle che ci sono in Toscana ma che, in Veneto, di fatto, non esistevano. ‘Alberi di Mango’ è la prima cooperativa di comunità del Veneto, prima ancora che la Regione si dotasse di una normativa specifica in materia.”

Che valore riveste per voi la riqualificazione delle aree montane attraverso la valorizzazione della comunità che le abitano?

“La comunità è il perno di tutto ciò e dà un senso a quello che si fa. Diventa protagonista nel definire il proprio destino, riappropriandosi della propria storia e, di conseguenza, anche dell’erogazione dei piccoli servizi. Abbiamo maturato questa esperienza in particolare durante la pandemia e nei periodi più duri della quarantena dove eravamo veramente soli e, per svolgere dei piccoli servizi di vicinato, si è riportata la comunità ad interessarsi a sé stessa e riprendere in mano il proprio destino. Questo è molto importante.”

(© “Alberi di Mango”)

Quali sono i vostri auspici per il futuro in merito allo sviluppo delle vostre attività? In che modo, chi lo desidera, può aiutare la vostra azione di riqualificazione delle aree rurali?

“Vorremmo che, in futuro, le nostre attività possano continuare a migliorarsi nel tempo. Ora abbiamo una decina di lavoratori assunti e, anche dal punto di vista imprenditoriale, siamo una realtà molto solida. Molto è stato fatto e tanto resta ancora da fare e speriamo che la provvidenza ci dia una mano per tutelare il futuro delle persone che contano su di noi. In riguardo allo sviluppo della nostra comunità e all’aiuto che si può dare, ci sono molteplici modalità possibili. Innanzitutto, venendo a trovarci nella serie di attività che abbiamo, come ad esempio il bar, il ristorante e un negozio di vicinato. La seconda modalità, invece, è di tipo culturale. Attraverso i libri che ci sono stati donati abbiamo dato vita ad una biblioteca di comunità. Quindi, coloro che avessero piacere di donarci un libro e condividerlo, saremo felici di accettarlo. I piccoli gesti sono quelli che fanno la differenza.”

 

Christian Cabello

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