Come rispondere alla classica domanda “Com’è andata?”. Se mi guardo dentro e scelgo di raccontare ciò che più mi è rimasto nel cuore, mi accorgo che c’è stato un qualcuno che me ne ha rubato un pezzo. Pedro nasce nel dicembre 1994 in una famiglia molto povera. È un bambino, scusate il termine, normale. Non sappiamo se fosse felice, sappiamo però che i suoi genitori, vittime dell’alcolismo, spesso erano violenti con lui. A 5 anni è coinvolto in un brutto incidente, ma la famiglia molto povera non può farsi carico delle spese mediche.
Rimane su una sedia a rotelle, con un trauma cranico che arresta il suo sviluppo cerebrale. Iniziano così anche i suoi attacchi epilettici, con il tempo sempre più frequenti e debilitanti. Per diversi anni continua a vivere nella casa in cui è nato, in condizioni di quasi totale abbandono, fino a quando la Comunità Papa Giovanni XXIII viene a conoscenza della sua storia: oggi Pedro vive nella Casa Famiglia “Esperanza”.
In apparenza ha un aspetto che fa quasi paura: andatura barcollante, vestiti sporchi, viso pieno di cicatrici. Vivere con lui però ti insegna a volergli bene. Oggi cammina con le sue gambe, corre, gioca a calcio e a basket, balla, canta, fischia e ride. Miracolo, dedizione, fortuna… ciascuno lo chiami come vuole. Mi convinsi che aveva delle grandi potenzialità: un giorno lo vidi tenere in mano una matita e disegnare dei piccoli cerchietti e pensai che potesse iniziare a disegnare, colorare e forse anche scrivere. Cominciai a fargli fare dei piccoli esercizi affinché gli si ammorbidisse un po’ la mano. Non avevo idea di quale fosse il limite, nessuno di noi l’aveva capito: il bello era continuare a spingersi oltre e stupirsi dei suoi progressi.
Ricordo con gioia quando mi afferrava le mani e mi diceva “quiero bailar” (voglio ballare), o quando mi abbracciava dicendomi “gracias” (grazie). Lo faceva con semplicità quando lo aiutavo a fare qualcosa, senza rendersi conto che ero io a dover dire grazie a lui, per avermi permesso di amare davvero. Ricordo anche i momenti difficili, in cui Pedro mi allontanava, non mi voleva, ma io avevo scelto di esserci anche in quei momenti, accogliendolo e amandolo come meglio potevo, forse a volte in modo sbagliato. Penso che il ruolo di Pedro fosse quello di modellare tutti noi. Con me ci è riuscito molto bene!
A chi oggi mi chiede “Com’è andata?” rispondo “bene”, perché sento che la Vita mi ha regalato il dono più bello: la possibilità di incontrare quel povero che mi ha costretto a coinvolgermi di più! Ha fatto nascere in me delle domande importanti: perché io sono nata in Italia? Perché io ho tutto e altri non hanno nulla? Oggi sono convinta che Pedro sia davvero una ricchezza, un dono che ha incrociato il mio cammino in modo tutt’altro che tranquillo e silenzioso. Auguro a voi che leggete la sua storia, di incontrare il vostro Pedro, e magari lasciarvi anche rubare un pezzo di cuore da lui. Farà un po’ male ricordare e guardare vecchie foto, ma ne varrà sicuramente la pena!
Tratto da “Sempre”
Le previsioni meteo per i prossimi giorni indicano che giovedì 2 maggio al Nord si…
La guerra in Medio Oriente tra Israele e Hamas giunge al giorno 208. Il premier…
Il vescovo di Sulmona-Valva, mons. Michele Fusco, ha espresso l'appello per la ricostruzione delle chiese…
Nei primi tre mesi del 2024, le denunce di infortunio sul lavoro all'Inail sono state…
In tutta Italia sono in corso cortei e manifestazioni per il Primo Maggio. I sindacati…
La politica si unisce per onorare il 1 Maggio, Festa dei Lavoratori. Molti i messaggi…
Questo sito utilizza i cookies per migliorare l'esperienza dell'utente
Altre informazioni