Intervento

San Giuseppe illumini tutti i padri

La festa del papà e la ricorrenza di San Giuseppe sono un’occasione per tonare a riflettere sull’importanza della paternità e su quanto oggi il mondo abbia bisogno dei padri.

Da dopo il Sessantotto, l’imperversare di ogni tipo di ideologia relativista, l’individualismo sfrenato, l’esaltazione edonistica di ogni desiderio e il consumismo senza limiti non solo hanno allentato i legami tra generazioni, inebriando i giovani con un falso mito di liberazione, ma hanno portato i genitori e in particolare i padri a disfarsi del “fardello” della responsabilità, della guida, della cura, dell’assunzione dell’onore di una formazione umana, sociale e, perché no, anche spirituale. Insomma la società del nostro tempo, ha indotto molti uomini, senza coercizioni ma con un’azione culturale raffinata, a non esercitare più gli oneri e gli onori della paternità.

Basta dire che il fenomeno del divorzio ormai riguarda, prima poi, quasi la metà dei matrimoni o comunque delle coppie che formano una famiglia (anche se non sposate) per capire che c’è una parte importante di almeno un paio delle più recenti generazioni, che è stata cresciuta dalle madri. L’assenza del padre è un macigno invisibile ma pesantissimo che influisce sulla strutturazione della personalità di molti ragazzi e ragazze. Ne risentono l’autostima ma anche la capacità di relazionarsi con l’altro sesso o semplicemente di rapportarsi con il mondo. Di fatto ci sono molti figli che sembrano essere orfani di padre, che non hanno ricordi di una vita insieme al papà. Nei casi meno felici la figura paterna è stata ridotta, anche per colpa degli uomini, ad un bancomat per la sussistenza di base o alla stregua di un amico con cui passere un fine settimana lontano da casa.

Ovviamente non è sempre così, anzi bisogna riconoscere che la maggior parte degli uomini sente la necessità di vivere la relazione tra padre e figli e forse, dopo decenni di modelli strampalati e stereotipati che indicavano un maschio che poteva affermarsi solo nel lavoro o comunque al di fuori dall’ambito famigliare, oggi si vive un rinnovato desiderio di vicinanza ai figli da parte dei padri.

Alla luce di tutto questo, l’autorità persa o cancellata per colpe proprie o per via delle ondate ideologiche, che vogliano annullare le prerogative della genitorialità, non va riconquistata mostrando una mascolinità superficiale e sclerotizzata. La paternità deve trovare autorevolezza tramite l’impegno, il sacrificio e la costanza. La cosa più preziosa che possiamo offrire ai nostri figli, in questi epoca disgraziata dove si deve fare tutto in una frazione di secondo, è il nostro tempo, la presenza, l’esempio costruito nella quotidianità.

In questa sfida può illuminarci la figura di San Giuseppe che con tenerezza e accoglienza seppe difendere con coraggio la sua famiglia. Nella Lettera apostolica ‘Patris corde’ Papa Francesco ci ricorda che “essere padri significa introdurre il figlio all’esperienza della vita, alla realtà. Non trattenerlo, non imprigionarlo, non possederlo, ma renderlo capace di scelte, di libertà, di partenze”. Quindi per crescere uomini e donne che sappiano scegliere e scegliere per il bene, bisogna sapersi donare, amare e sacrificarsi per ciò che è giusto, in altre parole bisogna essere capaci di diventare padri.

Marco Guerra

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