Intervento

Il nuovo paradigma della fragilità

Il livello di avanzamento e la cultura della nostra società devono essere valutati anche sulla base degli strumenti che vengono messi in campo con l’obiettivo di includere e tutelare le persone più fragili, ad esempio le persone con disabilità ma, in questo difficile momento storico, anche i profughi di guerra, i quali sono costretti a lasciare le proprie case ed il proprio paese per fuggire dai combattimenti e salvare così la loro vita.

La fragilità è un elemento integrante della nostra vita quotidiana, che dà vita a diverse emozioni e sensazioni. In un mondo nel quale l’attenzione a migliorare o quantomeno a preservare l’integrità della vita dei cittadini deve tornare ad essere la priorità, è importantissimo affrontare i temi dell’inclusione e dell’integrazione dei più deboli attraverso un nuovo paradigma che sia in grado di valorizzare la fragilità e la diversità di ognuno nell’ottica di un accrescimento collettivo.

La parola disabilità ad esempio è ancora presente nell’immaginario collettivo come un elemento in parte ricondotto ad una visione negativa, ma – negli ultimi anni – questa idea sta cambiando in modo molto celere, portando a una nuova visione che pone attenzione alla figura della persona con disabilità come soggetto, individuo e persona con una serie di attitudini e particolarità che devono essere valorizzate con l’obiettivo di rendere migliore da un lato la qualità della vita della persona stessa e dall’altro la società nel suo complesso.

In una società che include le persone con fragilità, la stessa non deve costituire un peso, ma una risorsa per migliorare la comunità intera attraverso l’altruismo e la cittadinanza attiva. Negli ultimi anni il mondo è cambiato rapidamente, la pandemia prima e la guerra ora, ci devono far capire che – solo attraverso la fraternità ed il rispetto del Creato indicati da Papa Francesco nell’enciclica Fratelli Tutti – possiamo superare gli eventi e le difficoltà che il futuro ci pone, ma anche cogliere le opportunità. Si deve giungere a questo obiettivo anche e soprattutto nelle azioni quotidiane migliorando i rapporti sociali e le relazioni umane, all’insegna dell’ascolto reciproco ed eliminando l’egoismo e l’aggressività.

L’obiettivo finale di ogni nostra azione può e deve essere il raggiungimento della pace grazie alla quale – coloro che soffrono – potranno essere messi al centro della società e renderci migliori.

Alda Cattelini

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