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La vera risposta alla crisi

Dopo le manovre lacrime e sangue di fine 2011 (ricordate il Salva Italia?) e di inizio 2012 a agosto 2012 al Meeting di Rimini dove ospitano tutti purché siano al Governo, Monti disse che “vedeva una luce in fondo al tunnel” probabilmente era un treno che stava arrivando dalla direzione opposta. La stessa cosa disse il prof. Padoan nel 2013 a Milano Finanza. Ora, tre anni dopo, per uno 0,1 in più dice che siamo sulla strada giusta.

Questi Professori strapagati non riescono, e con loro il Pd, purtroppo, a mettersi nei panni della metà del Paese che sta male, soprattutto di quella parte che non ha lavoro, o della metà dei pensionati che non ce la fa ad arrivare a fine mese.

Non capiscono che la ricetta che l’Europa fece applicare da Monti e da chi lo ha seguito, mandando a casa Berlusconi che non voleva applicarla, ha svuotato il Paese di energie e malgrado vi siano ancora belle aziende che crescono ed esportano non ce la fanno a pareggiare il calo dei consumi dovuto all’impoverimento anche di parte della classe media.

Cosa diranno i vertici di quelle realtà che invocarono l’arrivo dei tecnici ai disoccupati che, da quell’esperienza in poi, sono cresciuti del 30%? Perché, chiamando Monti, Napolitano e tutti gli altri, di fatto chiesero che venisse applicata anche al nostro Paese la politica europea della Austerithy che ora dopo 5 anni, per recuperare qualche voto, Renzi vorrebbe mettere da parte.

Una politica che in Italia ha portato alla chiusura di 100 mila aziende, all’aumento della disoccupazione e del debito pubblico. Contemporaneamente il rigore, come ha ammesso anche il Prof. Gros-Pietro, ha indebolito il nostro sistema produttivo così che aziende importanti sono state acquistate dai cinesi (Pirelli), dai tedeschi (Italcementi) e dai francesi (gran parte della moda).

Schroeder in soli 3 anni rilanciò la Germania alla grande, qui in 5 anni 3 Governi di Professori e ottimati, con l’appoggio pieno della Presidenza della Repubblica, dei giornaloni e delle lobby, malgrado abbiano annunciato tante riforme, ci danno una crescita bassissima, la metà della media europea.

Come dice il Centro Studi di Confindustria, di questo passo l’Italia ritornerà ai livelli di reddito e di lavoro del 2007 solo nel 2030. E nel frattempo? Il volontariato cattolico e laico riuscirà a resistere e a dare una mano a chi nella crisi ha perso tutto o quasi tutto?
Per non disturbare l’esecutivo sui quotidiani fanno notizia solo gli incidenti stradali e gli omicidi della mala, ma non trovano più spazio i suicidi da eccesso di debiti.

Ci vorrebbe un maggiore senso di responsabilità e del pudore di fronte alle difficoltà dei cittadini. E’ ora di cambiare almeno la politica economica. Esempi positivi di Paesi che sono già usciti dalla crisi ci sono. Basta sparlare dei populisti. La responsabilità è di chi ha gestito la politica europea e italiana negli ultimi cinque anni.

La risposta non sta nello sperperare i soldi che non abbiamo portando avanti misure dagli 80 Euro a quelle discusse nella attuale Legge Finanziaria utili solo a raccogliere voti ma non a rilanciare l’economia.

La risposta sta nel ridurre la pressione fiscale utilizzando le risorse che arrivano dal taglio della spesa pubblica improduttiva, nell’accelerare la realizzazione delle infrastrutture strategiche indispensabili per diminuire il costo della logistica, per attrarre più turisti, più merci e più investimenti esteri. È ora che il mondo cattolico richieda con forza una politica di sviluppo e crescita unico modo per creare posti di lavoro duraturi.

Mino Giachino

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