E poco importa (lo dico ai sostenitori di questa tesi) che la gran parte dei miei concittadini si diletti ad insozzare la Capitale, perché se due torti facessero una ragione allora ogni comportamento sarebbe lecito e non ci resterebbe che abbandonarci all’anarchia. Sarebbe come dire che sia normale recarsi a Caracas e mettersi a sparare in mezzo a una via solo perché da quelle parti la malavita commette una carneficina a settimana e quindi pensare che lì la vita valga meno che in altri luoghi. Così l’opinione pubblica di questo straordinario Paese si spacca tra polemiche di quartiere e deliri benpensanti perdendo di vista l’unica cosa che conta: la ferita profonda subita da Roma. Partendo da qui, e solo da qui, ogni successivo ragionamento è lecito. Si poteva evitare? Certo, era dovere delle istituzioni farlo, specie dopo i fatti di poche ore prima avvenuti a Campo de’ Fiori.
Il nostro sistema è troppo permissivo rispetto a quello di altre nazioni? Sì lo è, lo ha dimostrato per l’ennesima volta. Ma porsi interrogativi di questo tipo non vuole dire cercare la colpa lì dove non c’è, tra quei romani che hanno visto l’Urbe messa in ginocchio, stuprata dalla follia del teppismo più becero. Il quale non ha mai una causa, ma si nutre di se stesso, ed è assolutamente gratuito. Se pensate che basti l’inciviltà di qualche residente a giustificare quanto accaduto allora vi rendete complici degli hooligan arrivati dal nord. E lo stesso vale per quelli tra politici e amministratori che si accusano a vicenda con l’occhio sempre puntato sull’interesse di bottega e mai su quello di chi li elegge proprio per evitare gli scempi cui abbiamo assistito.
Ma in Italia, si sa , ogni cosa, persino l’Isis, diventa motivo di scontri e polemiche col risultato di non cavarne mai un ragno dal buco. Siamo schiavi delle idee e delle ideologie, che sosteniamo anche quando la logica ci consiglierebbe ben altro. E indeboliti dalle divisioni dimentichiamo il nostro bene, mostrando quanto sia facile sopraffarci.
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