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Così le donne contano di più

In continuità con gli impegni che le organizzazioni sindacali in Italia ed in Europa stanno portando avanti sul fronte delle pari opportunità, vogliamo condividere un altro grande risultato raggiunto la settimana scorsa a Roma in seno all’importante Conferenza di metà mandato della Confederazione Europea dei Sindacati (Ces), a cui si aggiunge quello relativo al processo parlamentare in atto sulla nuova legge elettorale.

Nel primo caso, la Ces, durante i lavori – e nonostante sia stata inserita all’ultimo momento nel programma la votazione nominativa delle delegazioni – nell’ambito delle proposte di modifica del proprio Statuto, in vista del prossimo Congresso confederale del 2019, ha messo ai voti e approvato, su iniziativa del Comitato donne Ces, anche alcune richieste finalizzate alla valorizzazione della propria componente femminile ai diversi livelli e sulla parità tra sessi nelle delegazioni congressuali (50/50). Tali proposte, che hanno trovato il consenso di oltre il 70% dei delegati, prevedono di allargare la parità di genere nella Segreteria Confederale inserendo nel computo anche la figura del Presidente della Ces e di assicurare la parità stessa con sanzioni proporzionali ai voti in caso di inosservanza (riduzione proporzionale del diritto di voto).

Ciò nell’intento di ribadire, portando l’esempio concreto della propria Organizzazione, la necessità e l’urgenza che accanto ad un’Europa dei mercati e della finanza, vi sia un’Europa che metta al centro i diritti di uomini e donne, di lavoratori e lavoratrici. Il sindacato non vuole tirarsi indietro ma essere il primo soggetto a lavorare affinché ciò diventi realtà, il resto dovranno farlo i singoli governi che dovranno decidere se partecipare o meno alla costruzione di quello che viene definito “pilastro dei diritti sociali”.

L’Italia, intanto, si prepara a far confluire questi principi anche nella nuova legge elettorale che sta per essere approvata dal Parlamento, una legge costruita sulla falsariga del modello tedesco, contenente un sistema proporzionale con soglia di sbarramento del 5% e che ha già provocato non pochi mal di pancia all’interno di alcuni schieramenti politici che sostengono l’attuale maggioranza. Senza entrare nel merito del testo, come donne ci preme sottolineare la presenza importante di alcune norme dirette alla promozione della rappresentanza di genere in termini di equilibrio nelle liste elettorali. In buona sostanza, vengono definite le candidature maschili e femminili in un rapporto, rispettivamente, del 60% e del 40%, che si aggiunge al principio dell’alternanza nelle liste proporzionali.

Si tratta, per noi donne, di una conquista formale decisamente positiva, un riconoscimento alle tante donne che con il loro impegno quotidiano hanno lottato e continuano a lottare per costruire un’Italia sempre più civile, democratica e partecipativa, concetti questi destinati a vivere solo insieme, perché l’uno senza gli altri è come un ponteggio sprovvisto di sostegni e destinato da un momento all’altro ad implodere su se stesso rivelando tutta la sua inconsistenza. Dobbiamo, perciò, continuare a lavorare in questa direzione sempre più convinte di essere sulla buona strada, un percorso lungo e tortuoso ma inarrestabile. Stiamo raccogliendo i frutti di una cultura della parità tra i sessi fondata sulla condivisione e non sulla contrapposizione. Non dobbiamo, quindi, rinunciare a renderla diffusa e pervasiva nelle aziende, nella pubblica amministrazione, negli enti, nei partiti politici, nelle organizzazioni e in ogni altro ambito della vita sociale ed economica del Paese e non solo. La parità è sì una questione di regole – fondamentali – ma soprattutto una ricerca continua e condivisa del bene comune, tanto degli uomini quanto delle donne.

Liliana Ocmin

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