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Come si vive l'umiltà

La Festa della Presentazione di Gesù è dedicata ai consacrati, uomini e donne che hanno lasciato tutto per seguire il Signore. Tutti i cristiani però sono consacrati in virtù del Battesimo e quindi chiamati, come fa Maria con Gesù al Tempio, a consegnare la vita al Signore. In questa festa al centro è l’umiltà di Gesù e della Vergine Maria, che si sottopongono alla legge come gli altri uomini: così Maria, scrive nel suo commento Beda il Venerabile, uno dei Padri orientali, adempie il precetto in nostro favore, per indicarci la via dell’umiltà. La stessa offerta rituale, le tortore e i colombi, che indicano la castità e la semplicità, mostra la povertà di cui si è voluto rivestire Cristo, per donare a noi la Sua regalità. Ognuno di noi ha questa chiamata: come Maria è tenuto a fare questa “consegna” della sua vita, a riconoscere che tutto è un dono, niente ci appartiene davvero.  Le pretese di giustizia, le aspettative deluse, il riscatto dalle cose o dalle persone che non accettiamo, siamo chiamati a consegnarle a Cristo, per ricevere da Lui il Suo Spirito. Questa è la strada dell’umiltà, la sola che ci permette di accogliere il Signore.

I due vecchi del Vangelo, Simeone e Anna, esultano proprio perché riconoscono il Signore in questo gesto di umiltà di Gesù e della Vergine Maria. Allo stesso modo le persone che ci stanno accanto e non conoscono Cristo, non aspettano di vedere in te la perfezione, una persona che non sbaglia mai, che vive quasi come un automa: stanno invece attendendo di vedere se siamo testimoni di una Speranza che il mondo non conosce, che nasce dal consegnare a Cristo i fatti della nostra vita.

Dinanzi ad una mentalità che ha come ideale quello dell’affermazione di sé e del possedere, che si affanna per conquistare il potere, con uomini che rovinano sé stessi e gli altri per diventare importati, essere di Cristo significa manifestare una “natura” diversa, che non ci appartiene: questo è anche il senso della Verginità, dei religiosi e delle religiose, oggi spesso derisa e sbeffeggiata. Rifiutata perché manifesta che Dio esiste e che la vera fecondità è quella che nasce dall’offerta di sé, come ha fatto Cristo per amore a noi.

Si racconta che ad Assisi le madri, appena partorivano, portavano il loro figlio a San Damiano, da Santa Chiara, perché lo prendesse in braccio e lo benedicesse: ecco che così Chiara divenne la madre spirituale di tutti i bimbi di Assisi. Si realizzava in lei, vergine, una maternità ancora più profonda. Perché quello che offriamo al Signore, Lui ce lo restituisce centuplicato. Chiediamo al Signore in questa festa che ci aiuti, come ha fatto Maria con Gesù, ad offrire a Lui la nostra vita, perché ce la restituisca piena di doni e di Grazie. 

mons. Antonio Interguglielmi

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