Molto spesso dal popolo si sente dire che i primi a non credere al diavolo siano proprio i preti. Certo che non si può generalizzare ma in questo clima sociale così oscuro e superficiale anche un certo clero può essere figlio di questa malattia del relativismo assoluto. Persone che dovrebbero rappresentare il mondo di Dio le vedi invece perse nelle mode degli uomini e ancora una volta la storia si ripete nel vedere l’uomo, quello del “peccato originale”, tradire il proprio Creatore, illudersi di poterne fare a meno, cadere nel perverso vortice dell’autosufficienza per poi ritrovarsi solo e impaurito. Si, perché questo è il gioco del viscido serpente, il diavolo, e cioè quello di incantare l’umanità portandola verso il vizio e ogni sorta di vanità per poi spingerla nel caos della solitudine.
La sua vittoria è slegare l’umanità da Dio, separarla affinché rinnegando e misconoscendo il fautore della vita ci si possa smarrire per sempre. Il Santo Padre conosce il nemico e lo combatte con tutte le sue forze di buon Pastore così come hanno fatto i Santi e coloro che non si sono accontentati di una vita mediocre. Il dono della fede è quindi una cosa seria che molti sprecano mentre altri ci giocano, pensando che si possa manipolare addirittura la religione, il sacro, il soprannaturale. Ma questo non è possibile anzi può diventare un terribile boomerang per coloro che mentre dicono di amministrare i beni spirituali di fatto invece compiono il male e quelle opere tenebrose dalle quali il Papa ci chiede di difenderci.
Per un credente in Cristo c’è una potente “arma” che può allontanarci dal maligno, è un esorcismo impareggiabile e si chiama Sacramento della Riconciliazione. Per chiunque invece e cioè per ogni uomo di buona volontà c’è un’altra “arma” altrettanto efficace che scaccia ogni forma di male: è l’amore, la capacità di amare il nemico, di servirlo anche correggendolo ed espiando il suo errore. L’amore, quello vero, anche per chi non ha ricevuto il dono della fede è l’unico gesto veramente credibile che può lasciare una profonda traccia per sempre.
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