Il Testardo

Il sud borbonico come la Germania d’oggi

E’ davvero molto interessante e sconvolgente, lo studio portato avanti da Stéphanie Collet, storica della finanza della Université Libre de Bruxelles, riportato da Giuseppe Chiellino sul quotidiano “Il sole 24 ore” di tempo fa. L’approfondimento è utile per capire del perché i tedeschi fanno resistenza sugli eurobond, ma anche perché si svela una verità storica tenuta nascosta negli ultimi 150 di storia italiana. Insomma, all’epoca, i tassi sui prestiti della finanza al Regno delle due Sicilie ammontavano al 4,3%, ed erano significativamente inferiori ai tassi che pagavano il Regno di Sardegna, lo Stato della Chiesa e gli altri staterelli pre unitari.

In barba ai detrattori del Regno del Sud, l’economia meridionale era la più solida della penisola, isole comprese: era sostenuta da una buona industria e da una agricoltura per l’epoca molto solida. Tant’è che, dall’unificazione in poi, i tassi di interesse che riguardavano i prestiti al debito del nuovo Regno, schizzarono al 6,9%, e per più di un decennio si mantennero a questi livelli alti, in quanto gli ambienti finanziari di quel tempo, davano poco credito al neo Regno costituito. Nel concreto, le popolazioni meridionali si ritrovarono con due punti percentuali in più.

Se volessimo fare un paragone sulla salute economica del Sud e quella degli altri Stati italiani, Napoli rappresentava l’economia più affidabile e di conseguenza aveva una quotazione più favorevole dei tassi di interessi. Riportato quindi alle graduatorie odierne, il sud lo possiamo raffigurare alla Germania d’oggi, nel confronto con gli altri Stati della UE. Ora l’approfondimento della prof. Collet, è importante perché riportando a galla una verità occultata dalla partigianeria e propaganda Sabauda, fa plasticamente intendere del perché i tedeschi e i nordici diffidano degli Eurobond. Essi pensano che integrandosi con il sud Europa, si troveranno a sobbarcarsi pesi economici che ora non hanno, frutto di una gestione malferma della economia.

Il nord Italia sabaudo, come sappiamo, risolse il problema occupando militarmente il Regno borbonico, senza neanche dichiaragli guerra, peraltro contravvenendo alle convenzioni internazionali; ma lo definì tutto il peggio che gli occupanti di solito sono in grado di affermare nei confronti degli occupati; e come se non bastasse, sottrasse i depositi d’oro del Regno di entità tre volte superiore a quelli dello Stato Sabaudo, Stati emiliani e Lombardia messi insieme. Quei depositi allocati presso il Banco di Sicilia ed il banco di Napoli, furono di soppiatto trasportati via mare a Genova e quindi a Torino. Ma noi, Italiani d’oggi e meridionali d’Europa, come la mettiamo per rassicurare i nordici e costituire una vera entità statuale europea?

La risposta è semplice: almeno dobbiamo incominciare, magari anche lentamente, a dare segni tangibili, che le nostre celebrate virtù individuali, possano trasformarsi anche in virtù collettive. Sono convinto che il nostro vero cambiamento dovrà riguardare soprattutto l’esaltazione delle nostra concretezza e responsabilità per conseguire l’obiettivo degli obiettivi: la costituzione degli Stati Uniti d’Europa.

Rossella Avella

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