La Guardia di Finanza di Genova ha arrestato quattro persone per traffico di droga. La sostanza stupefacente era occultata tra i carichi di caffè.
Le misure cautelari, emesse dal gip su richiesta della Direzione distrettuale antimafia e antiterrorismo, sono legate al maxi-sequestro di 435 chili di cocaina trovate nella ‘nave dei misteri’, la Msc Adelaide dove venne trovato anche un marinaio sgozzato. La nave arrivava da Rio de Janeiro nel porto di Pra’. La droga, nascosta tra carichi di caffè avrebbe fruttato circa trenta milioni di euro.
La cocaina era nascosta in quattordici borsoni stivati in fondo al container. Le fiamme gialle avevano ricevuto la segnalazione e avevano messo i container “sospetti” in un’area videosorvegliata del terminal portuale, con divieto di movimentazione. La notte successiva gli investigatori hanno notato, in presa diretta, un uomo che con una ralla caricava uno dei cassoni per spostarlo in una zona senza telecamere. A quel punto sono intervenuti e hanno arrestato il camallo, Fabio Papa, 50 anni. Secondo gli inquirenti della Dda, la droga era destinata alla criminalità organizzata che corromperebbe camalli per poter scaricare in porto la droga con il sistema del cosiddetto rip-off, che consiste nel riporre la droga immediatamente dietro i portelloni del container in modo da poter essere agevolmente prelevata dai trafficanti durante la sosta delle merci nelle aree portuali. Sono un dipendente della Culmv, la Compagnia unica lavoratori merci varie, e tre lavoratori portuali le persone arrestate dalla Guardia di Finanza di Genova nell’ambito dell’inchiesta sul maxi-carico di cocaina sequestrato un anno fa nel porto del capoluogo ligure. In manette sono finiti Massimo Malinconico, Alberto Pinto, Natale Giuliano e Rocco Lazzaro. Perquisizioni sono in corso a Genova, Roma e in provincia di Reggio Calabria.
Dalle indagini del Gico, coordinate dal sostituto procuratore della Dda Federico Manotti, è emerso che Pinto, Lazzaro e Papa (arrestato un anno fa) avevano fatto alcuni sopralluoghi prima dell’arrivo della nave in porto. Giuliano, inoltre, avrebbe dato disposizioni a Papa tramite un telefonino che gli aveva consegnato e da usare solo per le comunicazioni relative al recupero della droga. Malinconico, invece, avrebbe aiutato Papa a spostare il carico che era stato messo in un’area videosorvegliata in previsione di una ispezione doganale.
Fonte: Ansa
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