Sembrava il weekend giusto per rosicchiare qualche punto e riaprire il discorso Mondiale. La Ferrari, invece, crolla sul più bello, riproponendo un leitmotiv fin troppo abusato nel corso di questa stagione. Un campionato che rischia di lasciare a Maranello il peggior amaro in bocca della sua storia. La Red Bull trionfa in Ungheria, con Verstappen che rimonta dalla decima posizione e va a prendersi una vittoria che sa di titolo, davanti alle due Mercedes di Hamilton e Russell (in pole position al via) e, soprattutto, a distanza di sicurezza dalle Rosse di Sainz (quarto) e Leclerc, addirittura sesto. Una gara che dimostra sostanzialmente due cose: il momento di grazia della Red Bull, fra talento, abnegazione e strategie vincenti, e l’autolesionismo del Cavallino, che pasticcia con le gomme e lascia per strada possibili punti decisivi per riaprire il discorso iridato.
Leclerc torna ai box cupo in volto, mentre Verstappen è il ritratto della felicità. E ride pure Lewis Hamilton, che dopo tredici gare ha trovato finalmente la quadra con la sua monoposto e si annuncia rientrante protagonista della parte conclusiva del Mondiale. Per l’olandese, campione del mondo in carica, l’ottavo successo stagionale non sembrava alla portata, sia per il ritardo in griglia (decimo dopo le difficoltà in qualifica) che per lo stato di forma di quelli davanti. Nemmeno a dirlo: la strategia Red Bull si è rivelata vincente già al secondo pit-stop, arrivato al giro 38, quando Leclerc era al comando dopo aver superato uno strenuo Russell, bravo a difendere la pole. Al giro successivo, sia il ferrarista che la Mercedes si fermano, col monegasco che monta le hard. Mossa che si rivelerà alla lunga disastrosa.
Il cambio mescola di Verstappen avviene al momento giusto, quello delle Ferrari al momento sbagliato. Il sunto del gp ungherese è tutto qui. L’olandese può permettersi addirittura un 360, che lo porta a perdere un’unica posizione quando aveva già superato il più lento Leclerc. Alla seconda tornata si lascia ancora una volta dietro il monegasco, che col muretto si lamenta dell’inadeguatezza delle gomme. Alla fine Charles si ferma ancora, monta le morbide ma è già tardi: sia Verstappen che le Mercedes, da tempo con le rosse, sono già passate. A parità di gomme, poi, Hamilton riesce a tenere un passo più forte di quello di Sainz, tanto da superare di slancio anche Russell. Mentre Verstappen aveva già preso il largo verso il trionfo. E probabilmente verso il secondo mondiale di fila.
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