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PD DILANIATO SULLE UNIONI CIVILI, ACCORDO IN ALTO MARE

Sono passati due giorni dalla pausa di riflessione chiesta e ottenuta dal Pd sul ddl Cirinnà e la matassa non è ancora stata sciolta. La partita sulla stepchild adoption, di fatto, è aperta a ogni soluzione, inclusa quello dello stralcio, anche perché né il canguro a prima firma Marcucci, né il suo spacchettamento (che resta la via al momento più percorribile) danno al Pd la certezza dei voti: se i Cattodem tengono il punto e Ap alza la sua trincea chiedendo lo stralcio dell’intero Capo I, oggi a tornare alla carica è anche la minoranza Dem, che, con Roberto Speranza, chiede a Matteo Renzi di mettere sulla stepchild “la stessa determinazione” messa sull’Italicum.

Ad infuocare il clima tra i Dem contribuisce invece l’intervista della relatrice del ddl, Monica Cirinnà, al Corsera. “Sto pagando le porcate fatte da certi renziani in guerra che volevano un premietto”, afferma la senatrice al quotidiano di Via Solferino, salvo poi smentire, in un tweet, la sua intervista: “Non l’ho mai fatta, chi pensa di dividere il Pd casca male”. Ma le sue parole innescano una ‘bufera’, con il capogruppo Luigi Zanda che, pur definendo “comprensibile” l’amarezza della ‘madrina’ del ddl, sottolinea: “per approvare la legge” è necessario “un supplemento di responsabilità”, serve “compattezza e non insinuazioni infondate”. Compattezza sulla quale il partito democratico, nell’attesa che l’assemblea nazionale di domenica registri un intervento di Matteo Renzi sul tema, deve ancora lavorare tanto.

Al Senato, con una nuova girandola di riunioni informali, il Pd ha provato a intavolare una strada di mediazione. Tra gli altri, a Palazzo Madama si sono visti il sottosegretario alle Riforme Luciano Pizzetti (che ha definito lo stralcio “una bestemmia”) e il ministro della Giustizia Andrea Orlando, leader di quei Giovani turchi che, dopo un incontro con il Guardasigilli, hanno scelto di mettere sul piatto la loro proposta di mediazione: un intervento ad hoc contro la maternità surrogata, o agendo sulla legge 40 (ad esempio inserendo delle pene accessorie) o sulla riforma delle adozioni, oppure con un provvedimento autonomo. Proposta alla quale i Giovani turchi hanno accompagnato la ferma contrarietà allo stralcio della stepchild (“mina l’unità del Pd”) e la disponibilità a ulteriori “limature” sull’art.5 del ddl. Limature che potrebbero concretizzarsi anche nell’alveo dell’emendamento Pagliari, il quale prevede un periodo di pre-adozione. Su tali ipotesi i Cattodem non si sono sbilanciati, mantenendo tuttavia il punto sul ritiro “canguro” che servirebbe a rasserenare l’iter del ddl.

Nel frattempo il M5s, dopo lo strappo di martedì, ha sfidato nuovamente il partito del premier: “il Pd non ci attacchi ma chiedano a Renzi di mettere la fiducia”. Resta invece in piedi l’ipotesi dello spacchettamento del canguro, con il voto segreto sulla parte relativa alle adozioni.

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