Editoriale

Venerdì Santo, oggi si fa memoria del compimento delle promesse di Dio

Il Venerdì Santo è il giorno in cui si fa memoria del compimento delle promesse di Dio. Il suo sacrificio sulla croce è il segno estremo del suo amore con cui ci ha manifestato la sua vicinanza. E’ un sacrificio totale, definitivo, di una sofferenza immane: il suo Figlio Unigenito, Gesù, si è fatto uomo e ha caricato sulla sua croce il peso dell’intera umanità. Questo giorno di grande riflessione ci invita a porci questa domanda: “Dio ha fatto questo per te, tu cosa sei disposto a fare per lui?”. Oggi è un giorno di dolore immane se si pensa al sacrificio estremo di Cristo, ma anche di gioia perché sappiamo che con la sua morte ha trasformato il dolore in amore. Nella croce Dio ci ha mostrato che non ci vengono tolti gli ostacoli dal cammino, ma che lui li affronta con noi e li trasforma per farci diventare sempre più liberi e quindi capaci di amare.

C’è un detto popolare che dice “piove sempre sul bagnato”. E’ quello che succede ai fedeli della mia diocesi, duramente colpiti dal terremoto che ha devastato il centro Italia nel 2016. In molti si sono ritrovati a vivere da soli nelle casette, molti sono anziani. Questa gente che ha sofferto il terremoto, ora si trova doppiamente isolati. Sulla propria pelle vivono la passione di Gesù.

Non poter partecipare alle celebrazioni pasquali è una pena che accomuna un po’ tutta l’Italia. Sì, si può pregare in casa, ma non possiamo dimenticare che la nostra fede si esprime in comunità e non poter celebrare in chiesa insieme è un sofferenza, che va accettata con spirito di sacrifico. Spero che quanto prima si possa tornare nelle nostre chiese e celebrare di nuovo insieme l’Eucarestia, ricevere Gesù, vivere la nostra vita comunitaria che è l’essenza del nostro essere cristiani. Oggi, a causa dell’emergenza causata dal coronavirus, siamo obbligati a questo. Forse si tratta di un’opportunità che non avevamo previsto: nascono comunità digitali che crescono e sono sempre più numerose, segno che c’è desiderio di incontrarsi, di contatto e comunione.

Questi sono giorni difficili, ma è sempre nella difficoltà che possono nascere le cose più belle. Il futuro non lo conosco, so che è nelle mani di Dio e sono convinto che sarà bello. “Andrà tutto bene”, ripetiamo il motto di Santa Giuliana di Norwich. Restano gli interrogativi, le sfide e le difficoltà. Allora, ecco che vivere la Pasqua in questo momento significa ricaricarci di una fiducia immensa in Dio che ci permette di guardare il futuro con i suoi stessi occhi, sapendo che lui non ci abbandonerà mai.

monsignor Giovanni D'Ercole

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