Editoriale

Senza pane non c’è futuro

Occorre tornare al gusto del pane per una Chiesa eucaristica e sinodale. La prassi celebrativa e la riflessione teologica ci insegnano che Chiesa ed Eucaristia sono fortemente strettamente congiunte da essere l’unico Corpo reale e mistico di Cristo. Anche nella nostra epoca segnata dalla dittatura del relativismo, colpita dal Covid e macchiata da guerre fratricide, tante persone continuano ad interrogarsi sulla valenza teologica e sociale dell’Eucaristia. In Ucraina c’è una guerra che è militare, economica e una guerra per il pane che rischia di affamare intere nazioni povere per le quali non ricevere il grano significa non poter nutrirsi dello stesso pane, spezzarlo e condividerlo. Il pane è un alimento vitale, indispensabile, essenziale che è assieme dono della madre terra creata e sostenuta da Dio e del lavoro dell’uomo. L’universo “comincia con il pane”, diceva Pitagora. Esso è necessario per vivere e viene dall’azione dei quattro elementi del mondo: il frumento tratto dalla terra, impastato con l’acqua, lievitato accogliendo l’aria, cotto dal fuoco.

In ogni cultura e in ogni religione il mangiare assieme si carica di significati che partono dalla realtà del nutrirsi, ma al tempo stesso la superano. Il gusto del pane nutre il corpo, cementa la comunione familiare e la fraternità, dona energia per realizzare lo sviluppo dell’umanità. Oggi come secoli fa si eleva il profumo del pane che si trasforma in offerta di preghiera come incenso che sale a Dio e si gusta ancora la fragranza del pane di ogni giorno che è segno e memoria di quel Corpo che ogni giorno si spezza in briciole di amore e speranza per tutti. Il pane e il vino, che sono per la Bibbia il segno della Provvidenza di Dio, suscitano sentimenti di gioia e di gratitudine e preludono al rendimento di grazie che è l’Eucaristia. Il pane eucaristico frutto di tanti chicchi di grano coltivato e macinato dal lavoro umano, impastato con l’acqua, cotto con il fuoco dello Spirito, in unione col il vino composto da tanti acini d’uva raccolti e spremuti dall’uomo, fanno sì che l’Eucaristia diventi segno di unità fra cielo e la terra, di comunione fra persone e popoli diversi e abbracci e penetri tutto il creato.

Celebrando e adorando l’Eucaristia si fa presente a noi tutta la vita di Gesù, la sua divinità e la sua umanità, la sua relazione d’amore con il Padre e con lo Spirito Santo e la sua relazione con ogni persona umana e con tutto il creato. Nel sacramento dell’Eucaristia Gesù si rende presente in mezzo a noi sotto i segni del pane e del vino: due alimenti fondamentali per la nostra vita, offerti a Dio in ringraziamento e condivisi con l’umanità affamata ed assetata non solo di cibo ma anche di compagnia, di consolazione, di felicità, di amore. Gesù Cristo facendosi nostro cibo e bevanda, attraverso i segni del pane e del vino frutto della terra e del lavoro dell’uomo, ci fa partecipare al suo sacrificio, che porta pace e salvezza a tutto il mondo. Col suo invito a partecipare al banchetto eucaristico, Gesù ci riconcilia col Padre, ci fa creature nuove capaci di offrire la nostra vita come sacrificio gradito al Signore, di rendergli grazie per le meraviglie che opera nella storia e di allacciare nuovi rapporti di comunione, di condivisione, di servizio. Attorno a Gesù Cristo presente nel pane eucaristico ci si sente uniti attorno ad unico Pane, ad un’unica mensa per realizzare un unico Amore che porti a tutto il mondo il dono della Pace. La celebrazione dell’’Eucaristia rappresenta quell’evento sorgivo che è fonte e culmine del convenire ecclesiale e del camminare sinodale che trova una espressione significativa nelle processioni eucaristiche a partire da quella solenne del Corpus Domini. Se San Giovanni Crisostomo affermava che Chiesa e Sinodo sono la stessa cosa, entrambi hanno nell’Eucaristia la sorgente della comunione, il principio della missione e il sostegno per il cammino comune.

Il tema del camminare insieme non è affatto estraneo all’evento della celebrazione eucaristica: si cammina per andare all’assemblea; si cammina dentro l’assemblea, si cammina al termine della celebrazione, per fare ritorno alla vita quotidiana, nella prospettiva della testimonianza della vita come missione. L’Eucaristia appare come esercizio di sinodalità: alla ricerca dell’accordo delle singole voci in un unico coro, in ascolto della Parola di Dio nello Spirito, nella esperienza di uno stile celebrativo armonico e condiviso. La celebrazione eucaristica, che plasma e alimenta il cammino sinodale, appare come una “palestra sinodale”, nella quale imparare l’arte della comunione ecclesiale.  Le processioni eucaristiche ci fanno sentire parte di quella «carovana solidale» che compie il «santo pellegrinaggio» della fede di cui parla papa Francesco in Evangelii gaudium (numero 87).  Il gusto del pane spezzato sulla tavola, condiviso e donato ai poveri, e il gusto del Pane eucaristico hanno un medesimo significato: nutrono la speranza che a nessuno manchi il necessario, che a nessuno manchi il gusto della vita aperto al desiderio d’eternità.

mons. Michele Pennisi

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