Editoriale

Le radici storiche più antiche dell’attuale conflitto israelo-palestinese

Le radici storiche più antiche dell’attuale conflitto israelo-palestinese risalgono agli insediamenti ebrei in Palestina, già dopo la Prima guerra mondiale. Un passaggio fondamentale poi, è stata la nascita dello stato di Israele nel 1948 nel momento in cui, questi insediamenti, si sono trasformati nella costituzione di un vero e proprio stato nazionale in territori che, da millenni, erano abitati dai palestinesi, ovvero da una popolazione araba, di mussulmani e cristiani insieme, ma non di ebrei.

Le guerre israelo-palestinesi hanno spesso coinvolto i paesi arabi circostanti. Ciò è accaduto alla nascita dello stato di Israele nel 1948, nel 1956, nella guerra dei sei giorni nel 1967 e, infine, durante la guerra del Kippur nel 1973. Non bisogna però dimenticare che, dopo quella data, ci sono state altre azioni militari, tra cui l’offensiva israeliane nel sud del Libano e la conseguente occupazione. In seguito, si sono verificate la prima, la seconda e la terza intifada, ovvero delle azioni violente coordinate da parte palestinese e, in particolare, di Hamas. In tutte queste vicende, dunque, seppur in modi diversi, c’è sempre stato un coinvolgimento degli altri paesi della regione e anche delle grandi potenze internazionali. Durante la Guerra Fredda, ad esempio, gli Stati Uniti e l’URSS, hanno avuto un ruolo determinante. Oggi invece, si parla in particolare del coinvolgimento dell’Arabia Saudita che, nel quadro degli Accordi di Abramo, sta cercando di normalizzare i rapporti con lo stato di Israele. Questi accordi però, non contemplano una soluzione della questione palestinese e quindi, l’aggressione di Hamas, è anche un modo per danneggiare e impedire il processo di normalizzazione in atto. Contemporaneamente c’è un ruolo dell’Iran che, in qualche modo, sostiene Hamas, è un grande nemico di Israele nonché un rivale dell’Arabia Saudita nella regione. Questi due stati, quindi, sono già coinvolti in questa vicenda, ma esercitano un ruolo anche Egitto, Turchia, Quatar e altri stati. Alla luce di ciò, è auspicabile che, la comunità internazionale si assuma le sue responsabilità perché si metta fine al dilagare della violenza come quella esercitata da Hamas.

Il ruolo che possono svolgere il Cristianesimo e l’Islam moderato per giungere alla pace è importantissimo. Lo dimostra la visione di Papa Francesco. Egli è la voce più lucida in merito alle connessioni tra i diversi conflitti, arrivando a parlare di Terza guerra mondiale a pezzi. Il Santo Padre non si stanca di parlare di pace tra Russia e Ucraina perché, insieme a ciò che è accaduto tra Armenia e Nagorno Karabach nelle settimane scorse e ciò che si sta verificando ora tra Israele e Palestina, rappresentano fenomeni diversi ma legati tra di loro dalla mancanza di un ordine internazionale. Quindi, bisogna rilanciare il multilateralismo, ossia la collaborazione tra gli stati. Nella collaborazione tra le religioni per la pace, sono molto importanti le iniziative comuni portate avanti da Papa Francesco e dal rettore di Al-Azhar, il Grande Imam Ahmad Al- Tayyeb, in merito al cammino per la fraternità tra i popoli che essi hanno incoraggiato.

Agostino Giovagnoli

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