Editoriale

Profughi ucraini, ecco come accoglierli veramente

L’esodo dei profughi ucraini in fuga dalla guerra finora arrivati in Italia sono solo l’inizio di un fenomeno che purtroppo si teme crescerà nelle prossime settimane. E’ giusto e doveroso, come sta facendo tutto il nostro Paese, prepararsi ad accogliere queste persone. L’accoglienza è fondamentale per aiutare queste donne e bambini che fuggono dalla morte e dalla devastazione di un conflitto. Hanno bisogno come noi di avere una casa, da mangiare, di accedere alle cure e poter frequentare le scuole. L’Italia è maestra a livello internazionale nella tempestività dell’accoglienza.

La guerra è una follia, un controsenso, un delitto contro l’umanità. Questo riguarda sia il popolo ucraino che sta subendo le morti dei loro cari, ma anche quello russo che subisce le sanzioni e rischia di toccare con mano la povertà estrema. Bisogna sviluppare la coscienza della nonviolenza, quella grande via che ci ha insegnato Cristo.

Ma come fare per aprire veramente le nostre case e il nostro cuore a queste persone? Quando si può parlare di vera accoglienza? Quando, dopo aver accolto, si cerca di far integrare queste persone nel nostro Paese. Si comincia dal diritto ad andare a scuola per questi bambini in modo che possano ritrovare una socialità con i loro coetanei. Ma anche dare lavoro a queste mamme, anche se fosse un lavoro temporaneo, perché la speranza è che la guerra finisca presto e loro, se lo vogliono, possano far ritorno nella loro terra di origine.

Come Comunità Papa Giovanni XXIII abbiamo chiesto proposto al Governo italiano di non mandare armi in Ucraina, ma stanziare dei fondi da destinare a quel Paese affinché presto si possa cominciare la ricostruzione di quanto è stato distrutto dai bombardamenti, a partire dagli ospedali, dalle scuole, i luoghi di culto. La vera integrazione è dare a queste persone ciò di cui hanno bisogno ora, ma pensare anche al futuro, quindi anche agli aiuti per poter ricostruire velocemente tutto ciò che è stato trasformato in macerie dai bombardamenti.

Noi siamo convinti che le sanzioni sono una scelta, fatta da tutta l’Unione europea. Noi Occidentali dovremmo mostrare la nostra vicinanza al popolo ucraino compiendo scelte sobrie ma significative. Ad esempio, potremmo rinunciare al gas russo – con questi soldi la Russia compra gli armamenti – e accettare di stare anche un po’ al freddo. Il popolo ucraino sta soffrendo privazioni impensabili, noi se vogliamo mostrare la nostra vicinanza a loro, non possiamo stare solo dietro a un monitor e guardare lo scorrere delle notizie.

Paolo Ramonda

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