13 giugno 2011. Decennale del convegno ecclesiale della diocesi di Roma. Sono trascorsi esattamente dieci anni dallo storico discorso di Benedetto XVI. Nella basilica di San Giovanni in Laterano. Joseph Ratzinger citò una lettera ricevuta dal grande teologo svizzero Hans Urs von Balthasar. “La fede non deve essere presupposta. Ma proposta”, evidenziò Benedetto XVI. La fede non si conserva di per se stessa nel mondo. Non si trasmette automaticamente nel cuore dell’uomo. Ma deve essere sempre annunciata. L’annuncio della fede, per essere efficace, deve partire da un cuore che crede. Gli uomini, invece, dimenticano Dio. Anche perché si riduce la persona di Gesù a un uomo sapiente. E ne viene affievolita, se non negata, la divinità. “Questo modo di pensare impedisce di cogliere la novità radicale del cristianesimo– osservò Benedetto XVI-. Perché se Gesù non è il Figlio unico del Padre. Allora nemmeno Dio è venuto a visitare la storia dell’uomo. Abbiamo solo idee umane di Dio. L’incarnazione, invece, appartiene al cuore del Vangelo”.
abbigliamento e accessori desueti. Bollati come eccessivamente leziosi e antimoderni. Per esempio i pastorali ottocenteschi e le scarpe rosse. Mai nessuna concessione a sciatterie demagogiche. Pose terzomondiste. Ostentazioni di trascuratezza pauperista. Fin dall’attenzione al look, quindi, un Papa difensore delle verità di fede e attento a esprimere anche nell’abito il senso della propria missione. E il prestigio di una storia bimillenaria.
“La Chiesa, nel corso del suo anno liturgico, ripercorre l’intera storia della salvezza– disse Joseph Ratzinger-. Per molte settimane si presenta a noi con l’atteggiamento di Osea o di Elia. E cioè ammonendoci. Scuotendoci. Esortandoci. Volendo strapparci dal nostro egoismo, dalla nostra avidità, dal nostro autocompiacimento. Ma con l’Avvento giunge l’ora del Dio buono, del Dio che consola“. Diviene evidente che la Chiesa non è solo un’agenzia morale. Un’organizzazione umanitaria. La Chiesa non esige solo il rispetto di vari precetti. Indica bisogni e pone richieste. E’ lo “spazio della grazia”. In cui Dio va incontro soprattutto “come colui che dona e che dà”.
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