Editoriale

I pericoli del web e la salvezza dell’amore

Questa volta siamo a Vicenza: un ragazzo di 18 anni è morto durante una pausa della didattica a distanza. Così, all’improvviso, tra un’ora e l’altra di lezione. Tanto che i compagni non vedendolo connesso al cambio d’ora non ci hanno dato peso e non si sono neanche preoccupati. E’ stato il papà a trovarlo senza vita, nella sua camera, rientrando a casa dal lavoro. C’era ancora il computer usato per seguire la lezione.

Matteo, questo è il suo nome, potrebbe essere morto dopo aver assunto farmaci mescolati al nitrito di sodio. Al momento è solo un’ipotesi e la Procura di Vicenza sta indagando per chiarire l’accaduto. Intanto i primi accertamenti sul computer hanno rivelato che qualche giorno fa Matteo avrebbe comprato su internet proprio il nitrato di sodio che si utilizza anche per creare il “popper”, una droga da sniffare. Il tutto per 20 euro. Solo l’autopsia chiarirà la reale causa della morte di questo ragazzo, ma nel frattempo qualche riflessione si può fare.

Ci si può chiedere come è possibile che tutto questo si svolge sotto gli occhi degli adulti. Adulti che non riescono a captare quel che succede attorno a loro, che quasi ignorano che si possano comprare attraverso il web gli ingredienti per farsi le droghe in casa.

Adulti che non intercettano il disagio dei giovani, che non riescono ad essere per loro riferimenti sicuri a cui rivolgersi e lasciarsi proteggere. L’ignoranza non è ammessa. Bisogna interrogarsi profondamente su cosa e come fare. E’ difficile, ma non si può abdicare al ruolo di educatore che tutta la società ha nei confronti dei giovani. 

Diceva don Bosco “dalla buona o cattiva educazione della gioventù dipende un buono o triste avvenire della società”. Per questo sono tutti coinvolti. E c’è solo un faro che può illuminare questa ricerca ed è l’amore. I giovani non solo devono essere amati ma devono sapere di esserlo.

In ogni ragazzo – diceva ancora don Bosco – c’è un punto accessibile al bene. Compito di un educatore è trovare quella corda sensibile e farla vibrare. Questo per dire che non ci può mai arrendere difronte ad un ragazzo che sembra perso, disorientato e che è dovere degli adulti mettersi in discussione fino a quando non si trova la chiave giusta.

Bisogna instaurare un dialogo solido tra generazioni, c’è una distanza abissale tra quel che vivono i giovani e quel che pensano gli adulti dei ragazzi. Spesso sono realtà che non comunicano, anzi peggio, che non si conoscono.

Susanna Lemma

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