Editoriale

Perché dobbiamo scoprire la nostra “piccolezza”

Dio ragiona all’opposto di come pensiamo noi: ha una particolare predilezione per i piccoli, per i deboli, per coloro che sento il bisogno di incontrare un Padre che dia senso alla loro vita. Ecco perché sceglie Maria, perché soltanto la sua piccolezza poteva accogliere il Figlio di Dio, Gesù. “Ha guardato l’umiltà della Sua serva, ha disperso i potenti”, recitiamo ogni sera nei Vespri.

Bene scrive San Gregorio Magno, commentando la preghiera di Gesù del Vangelo di oggi: «E poiché nella Chiesa sono molti quelli che disdegnano di essere piccoli, anche nel luogo dell’umiltà continuano ad avere un’idea troppo alta di sé stessi. Spesso vedrai costoro elevati ad onori, godere piaceri, ingrandirsi per abbondanza di mezzi». Si, possiamo “usare” anche la fede per acquistare importanza, per costruire noi stessi.

Scoprire la nostra “piccolezza” è accogliere in noi l’umiltà, la natura che si è mostrata in Cristo, che non si può incontrare senza averne parte con Lui. Per questo San Paolo, nella lettera ai Romani, la seconda lettura della Messa di oggi, ci avvisa: «Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, non gli appartiene». Perciò, puoi essere pieno di incarichi e onori, anche nella Chiesa, ma se non hai l’umiltà, non sei di Cristo ma del mondo.

L’umiltà non è uno sforzo, non è un esercizio di virtù ma, come ci dice ancora Gesù nel Vangelo, è semplicemente prendere il “proprio giogo”, cioè entrare nella nostra storia, insieme a Lui, è accettare la nostra realtà di debolezza, scoprire chi siamo veramente, vedere l’incapacità che abbiamo di amare gli altri senza condizioni, fino a donarci, è accettare anche di non essere come noi pensiamo ci vorrebbe il Signore. Perché in tutto questo scopriremo l’amore di Cristo che non ci rifiuta, non ci giudica: ci accoglie sempre come un Padre buono e paziente.

Accogliamo l’invito di Gesù di oggi, «venite a me voi tutti che siete stanchi è oppressi e io vi darò ristoro»: è il ristoro del Suo amore, che nulla esige, niente pretende, ma soltanto ci dona il Suo Spirito.

mons. Antonio Interguglielmi

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