Editoriale

La pace che viene da Gesù

Vorrei chiedere a tutti voi di avere il coraggio del bene e di essere i protagonisti di una nuova stagione di misericordia. Sembrano parole misteriose, lontane. Ma in realtà dovrebbero rappresentare lo stile di vita dei cristiani. Si proprio così! Chi è cristiano non può prescindere dall’essere messaggero di speranza, di verità e di compassione. Spesso perdiamo questa certezza perché schiacciati dalla nostra quotidianità che mette al centro l’Io e nasconde il Noi. Un meccanismo pericoloso perché non esiste più la comunità, ma solo la nostra vita perdendo di vista che si trova in difficoltà, chi è fragile, chi è solo, chi è diverso da noi.

Parte così una pericolosa procedura di autoconservazione del “prima io poi gli altri”. Ma siamo sicuri che sia la strada giusta? Una vita “tutto incluso” senza problemi non esiste. Questa è la verità e quando la malattia e i problemi bussano alla nostra porta ci sentiamo disperati perché ci sentiamo soli, perché non siamo stati in grado di sentirci parte di un qualcosa di più grande, di un disegno che non parte dal singolo, ma che guarda in alto…a Gesù. Si proprio a Gesù. Molti di noi si ricordano di Lui solo quando si trovano in difficoltà. Ma Lui non è mai andato via. È lì, presente, nella nostra vita ed attende che ce ne accorgiamo. Possibile, dico io, che pensiamo a lui a Natale e Pasqua? Possibile che sentirsi cristiani oggi significhi essere fuori moda? Mi dispiace, ma non è così. Seguire Gesù oggi significa ancora di più costruire la pace, la fraternità con gioia perché noi abbiamo la certezza che Lui è risorto per noi per offrire a tutta l’umanità la vera vita. Questa sì che sarà una “vita tutto incluso”!

Ci vogliono fare pensare che ormai siamo una minoranza, che a Dio, a Gesù nessuno pensa più. Non è così e con le nostre vite, nel quotidiano, dobbiamo essere testimoni credibili e gioiosi del suo amore. Questa gioia io la incontro ogni giorno non solo in chi viene nelle nostre chiese a incontrarLo nella Santa Eucaristia, ma anche negli occhi delle donne ed egli uomini che ogni giorno assistono i più fragili, di chi cura malati, di chi accompagna gli anziani, chi accoglie i migranti, chi forma i giovani, chi lavora ed opera per la pace. Un popolo della gioia che in silenzio costruisce una vera civiltà dell’amore dove il Noi diventa una perfetta sinfonia di speranza e di gioia. Buona e santa Pasqua.

card. Augusto Paolo Lojudice

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