Editoriale

La mensa eucaristica: la mangiatoia di Betlemme nelle nostre chiese

Tommaso da Celano ci narra come san Francesco abbia celebrato per la prima volta a Greccio la festa del Natale: “Viene celebrato sulla mangiatoria il solenne rito della Messa. Francesco si veste da levita perché era diacono e canta con voce sonora il santo Vangelo. Poi parla al popolo e con parole dolcissime rievoca il neonato Re. Ogni volta che diceva ‘Betlemme’ lo pronunciava come il belato di una pecora e ogni volta che diceva ‘Bambino di Betlemme’ o ‘Gesù’ passava la lingua sulle labbra quasi a gustare tutta la dolcezza di quella parola” (cf. FF 469). Di quell’evento, quest’anno si celebra l’ottavo centenario. Lo ricorda con immagini anche il presepio allestito nella piazza San Pietro.

Cosa ci dice in profondità la storia francescana? Null’altro che il legame intimo tra il Santo Natale e l’Eucarestia. Un prefazio dell’Avvento ci fa cantare che “dal grembo verginale di Maria è germogliato colui che ci dona il pane del cielo” ed ecco che, mentre ricordiamo la Vergine, si stende sotto il nostro sguardo un campo biondeggiante di grano. Del frumento divino. Ogni Eucaristia è celebrazione del Santo Natale. In ogni Eucaristia il Figlio di Dio si fa presente in mezzo a noi, così come quando, più di duemila anni or sono, nacque dal grembo della Vergine Maria. Questa volta, però, il luogo della presenza non è il grembo di una donna, ma la mensa eucaristica. Ciascuna di esse nelle nostre chiese è come la mangiatoia di Betlemme. Per questo, la celebrazione di ogni Eucaristia sia la nascita di Gesù nel nostro cuore. Scriveva Angelo Silesio: «Mille volte nascesse Cristo a Betlemme ma non in te: sei perduto in eterno» (Il pellegrino cherubico I, 61).

Il giorno del Natale la Chiesa celebra tre sante Messe. A questa triplice celebrazione nel Medioevo fu riconosciuta una speciale simbologia: la messa della notte canta la nascita del Figlio di Dio, la sua eterna nascita dal Padre. Questo mistero lo confessiamo nel Simbolo di fede quando diciamo che il nostro Signore Gesù Cristo è «Dio da Dio, Luce da Luce, nato dal Padre prima di tutti i secoli ». C’è, poi, la messa dell’aurora durante la quale la Chiesa ricorda la nascita di Gesù nel tempo. Per questo noi, nel giorno nella solennità del Natale ci mettiamo in ginocchio quando, nella recita del “Credo” giungiamo al ricordo di questo evento, che pure nel nostro computo dei giorni è il punto di partenza di una storia nuova. C’è infine la messa del giorno, che ha per noi un grande significato: colui che eternamente è nato dal Padre e che nel tempo è nato a Betlemme dalla Vergine Maria, oggi vuole nascere nel nostro cuore. Per questo c’è una condizione ed è quella che Gesù ha ricordato quando disse: “Chiunque fa’ la volontà di Dio egli è mio fratello, mia sorella e mia madre” (Mc 3,35). Buon Natale!

Cardinale Marcello Semeraro

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