Editoriale

Indegno morire sul lavoro

E’ la più silenziosa delle stragi, nell’indifferenza di tutti. Parliamo di tante vite spezzate, giovani ed anziani, persone che escono da casa per andare al lavoro e non tornano più. Uno scenario indegno per un paese che si dice “fondato sul lavoro”. Ecco perché saremo in piazza con i sindacati di categoria degli edili a Roma il prossimo 13 novembre per chiedere con forza provvedimenti rapidi e drastici in grado davvero di garantire la sicurezza e la dignità dei lavoratori.

Al Premier Draghi e a tutto il Governo diciamo che occorre accelerare gli interventi che abbiamo condiviso nell’ultimo vertice di Palazzo Chigi, mettendo in campo, se necessario, anche un decreto legge. Vanno aumentati i controlli, assumendo nuovi ispettori e medici del lavoro: le migliaia di assunzioni programmate da tempo oltre ad essere largamente insufficienti vanno urgentemente rese operative. Bisogna migliorare il coordinamento tra i vari soggetti della “filiera” sicurezza: Governo, Regioni, Asl, INL, Inail, Inps devono saper parlare un’unica lingua, incrociare i dati, monitorare le specificità dei territori, far nascere una banca dati nazionale.

Abbiamo chiesto da tempo l’adozione di una “patente a punti” da collegare all’applicazione reale dei contratti, ai criteri di accesso alle provvidenze pubbliche ed alle gare d’appalto. Dobbiamo poi rafforzare gli interventi di prevenzione e formazione con forti investimenti nazionali in coordinamento con le Regioni. Va potenziato il ruolo di controllo delle rappresentanze aziendali o territoriali dei lavoratori. Nessuna azienda deve restare senza investimenti sulla sicurezza, a cominciare dalla presenza del medico competente. Bisogna promuovere la ricerca e le tecnologie dedicate a questa emergenza sociale, sapendo che ecosistemi sicuri sono anche più produttivi. La battaglia si vince anche sul piano culturale, inserendo nei programmi scolastici la materia della salute e della sicurezza e promuovendo una grande azione di diffusione ed informazione nei luoghi di lavoro.

I mass media, i giornali, la radio, la televisione devono aiutarci in questa campagna di sensibilizzazione. La sicurezza deve diventare la priorità del paese. È una questione di civiltà, di rispetto per la vita e per la dignità della persona. Abbiamo bisogno di sanzioni severe, di più controlli, di più ispezioni e prevedere anche la sospensione delle attività economiche in presenza di gravi violazioni. Il sindacato farà la sua parte in questa vertenza nazionale, anche combattendo contro gli appalti al ribasso e l’eccesso di esternalizzazioni. C’è bisogno di un patto vero tra Governo, sindacati ed associazioni datoriali per far rispettare da tutti gli accordi sulla prevenzione, discutere sui carichi eccessivi di lavoro e di straordinari, eliminare o ridurre al minimo i rischi per la salute. Dobbiamo farlo per le tante famiglie spezzate, per difendere i valori costituzionali ed il diritto di milioni di persone di costruirsi il futuro attraverso un lavoro dignitoso, stabile e sicuro.

Luigi Sbarra

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