Editoriale

L’importanza di avere un rapporto “cuore a cuore” con Dio

Seguire Gesù è l’avventura più bella e straordinaria d’amore che c’è al mondo. Gesù, il Buon Pastore e il Buon Maestro, è buono, ma esigente. Il Vangelo ci dice: “A un altro disse: «Seguimi». E costui rispose: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». Gli replicò: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va’ e annuncia il regno di Dio (Mt 8,59-60)”. Una sequela bella, ma impegnativa, meravigliosa, ma con tante responsabilità. Seguire Gesù senza scendere a compromessi con il mondo e senza voltarsi indietro esige fedeltà e perseveranza. In modo particolare noi sacerdoti, che siamo stati chiamati a seguirlo più da vicino, dobbiamo avere un rapporto “cuore a cuore” con Dio e sentire ogni giorno lo zelo pastorale, sporcandoci le mani con la gente. Non si può seguire il Signore, inseguendo la carriera, scavalcando gli altri e attaccarsi alle vesti dei potenti solo per ottenere favori, raccomandazioni e promozioni.

C’è la chiesa dei “merletti” che pensa solo all’apparenza, alla carriera e al potere, e c’è la chiesa dell’odore delle pecore, in mezzo alla gente e per la gente. Papa Francesco è un esempio ed è modello di come essere chiesa per il popolo di Dio, tutti i suoi discorsi c’è lo ricordano.

Bellissima l’espressione che San Paolo usa: “Fratelli, Cristo ci ha liberati per la libertà! State dunque saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù” (Gal 5,1). Liberi da sé stessi, dal piacere agli altri, dalle mode che passano e dal potere che logora l’anima. Seguire Gesù è una cosa seria, per tutti i cristiani. In un mondo che parla di arroganza, la forza dei cristiani è la mitezza. In una società di prepotenti, la virtù principale del cristiano è l’umiltà.

Concludo con una bellissima preghiera del vescovo santo Don Tonino Bello: “Spirito di Dio, fa’ della tua Chiesa un roveto che arde di amore per gli ultimi. Alimentane il fuoco col tuo olio, perché l’olio brucia anche. Dà alla tua Chiesa tenerezza e coraggio. Lacrime e sorrisi. Rendila spiaggia dolcissima per chi è solo e triste e povero. Disperdi la cenere dei suoi peccati. Fa’ un rogo delle sue cupidigie. E quando, delusa dei suoi amanti, tornerà stanca e pentita a te, coperta di fango e di polvere dopo tanto camminare, credile se ti chiede perdono. Non la rimproverare. Ma ungi teneramente le membra di questa sposa di Cristo con le fragranze del tuo profumo e con l’olio di letizia. E poi introducila, divenuta bellissima senza macchie e senza rughe, all’incontro con lui perché possa guardarlo negli occhi senza arrossire, e possa dirgli finalmente: Sposo mio”.

fra Emiliano Antenucci

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