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Il Mediterraneo, un ideale da realizzare

L'incontro sul “Mediterraneo frontiera di pace”  promosso dalla Chiesa italiana a Bari ci offre l’occasione di riflettere sul senso che il Mare nostrum assume per i diversi popoli che su di esso, e grazie ad esso, hanno costruito la propria identità religiosa, culturale e politica. I vescovi rappresentanti il mosaico delle Chiese dei venti paesi mediterranei vogliono offrire una testimonianza di comunione, ma anche riflettere sulle situazioni di violenza e d’ingiustizia, che sono all’origine delle situazioni di guerra e di povertà e del fenomeno migratorio, per costruire ponti di pace.

Papa Francesco a Napoli lo scorso 21 giugno ha detto che il Mediterraneo è il mare del “meticciato” geograficamente chiuso rispetto agli oceani, ma culturalmente sempre aperto all’incontro, al dialogo e alla reciproca inculturazione”. La pace del mondo dipende dalla riappacificazione nei Paesi che si affacciano nel mare nostrum: dalla Libia alla Palestina, dalla Siria alla Turchia. La pacificazione dei Paesi che si affacciamo sul Mediterraneo non può dipendere dagli scontri armati che purtroppo continuano non ostante i tentativi diplomatici che stanno dimostrando la loro fragilità. Nonostante i conflitti ancora presenti, il Mediterraneo ha ininterrottamente trasmesso un ideale e quasi una necessità di dialogo, di condivisione e di unitarietà. Il Mediterraneo va riconsiderato come ideale da realizzare concretamente attraverso il riconoscimento dell’esistenza di una comunità umana più ampia che condivide storia, valori, tradizioni civili e religiose. 

I paesi del Mediterraneo, oggi appartenenti a tre continenti dell’Africa, dell’Asia e dell’Europa, sono la culla delle tre grandi religioni monoteistiche: l’ebraismo, il cristianesimo e l’Islam che sono chiamate a riscoprire il valore della fratellanza. Bisogna riflettere sulle traiettorie attraverso cui l’assetto geopolitico del Mediterraneo si è evoluto nel tempo, assumendo le contraddizioni della postmodernità: le tensioni e le trasformazioni politico-sociali nei Paesi arabi, la crisi ambientale, l’aumento della povertà, la gestione delle risorse energetiche l’inverno demografico in alcune nazioni del Vecchio Continente fra cui l’Italia, il fenomeno migratorio, che riguarda anche alcune regioni del meridione che si stanno spopolando. C’è la necessità di costruire fra i popoli del Mediterraneo uno spazio di buon vicinato, che tenendo conto delle specificità territoriali che compongono la struttura di questo mosaico sociale ne siano traduzione degli interessi comunitari rivolti a un futuro in cui si realizza una vera e duratura unità nella diversità. Valorizzare il Mare nostrum potrebbe riabilitare il Sud come nucleo storico d’Europa, in cui insediare un progetto di sviluppo integrale e duraturo.

Il fatto che questo incontro si svolga a Bari, città del Mezzogiorno dalla vocazione ecumenica che custodisce il corpo di san Nicola, deve far riflettere sul rapporto fra il nostro Mezzogiorno e il Mediterraneo. Scriveva don Luigi Sturzo: “Avvicinare il Mediterraneo vuoi dire capirlo, amarlo, conquistarlo non al potere, ma alla civiltà; […]la nuova Europa non potrà sviluppare la propria personalità senza tener conto del mondo spiritualmente e storicamente diverso che è nel Sud che bagna le sponde del Mediterraneo dove ancora oggi, e con notevole effetto, si sentono gli echi di Atene e di Roma, di Siracusa e di Cartagine, di Tessalonica, Alessandria, Cesarea, Bisanzio, Gerusalemme”.

Intorno al comune denominatore del Mediterraneo, grazie al contributo delle Chiese cristiane, delle altre Religioni e degli uomini e donne di buona volontà, è possibile realizzare un confronto di modelli culturali, religiosi, sociali ed economici tendenti a costruire una sorta di cittadinanza aperta e plurale, fondata sui valori della centralità della persona umana, della libertà, della giustizia come fondamento della pace.

mons. Michele Pennisi

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