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Il male oscuro della scuola

Quando accadono certi episodi pubblicati ed evidenziati da filmati sconcertanti non si può tacere. E’ il caso reso noto dalle cronache sulle due insegnanti di Taranto che avrebbero violato la serenità dei loro alunni mettendone a repentaglio l’incolumità fisica e psichica.  Ciò che fa ancor più male è sapere che le vittime sono dei piccoli impossibilitati a difendersi e magari incapaci di esternare il proprio malessere. Troppo spesso ritornano queste notizie con il rischio di assuefare non soltanto l’opinione pubblica, ma soprattutto coloro che dovrebbero praticare la giustizia dando pene certe ed esemplari nei confronti di chi commette tali reati.

Al di là della presunzione di innocenza e di ogni legittima difesa, quando le telecamere riprendono fatti evidenti di violenza nei confronti di minori le pieghe della legge non dovrebbero esistere. Quando una persona sceglie di fare l’insegnante sa che dovrà confrontarsi con dei bambini, le loro irrequietezze e vivacità; quel mestiere viene quindi scelto consapevolmente sapendo a cosa si va incontro. Nessun docente può permettersi di tradire la propria missione al di là di ogni umana fatica e difficoltà. Purtroppo coloro che rappresentano le colonne del percorso formativo delle nuove generazioni spesso ci mostrano uno specchio avvilente di questa società che non vive momenti felici.

Episodi non nuovi, ci fanno chiedere in quali mani si trovino i nostri figli e ci dimostrano il perché della mancanza di credibilità che gli insegnanti spesso subiscono rispetto agli stessi alunni. La realtà scolastica dovrebbe essere non rigida ma rigorosa, prevenendo i comportamenti a rischio segnalandoli immediatamente alle famiglie e alle autorità. Forse bisognerebbe chiedersi se funzionano così bene quei meccanismi di verifica a tutti i livelli, compresi coloro che hanno la responsabilità di controllare i processi di apprendimento: il Miur, gli uffici scolastici regionali, i dirigenti, i docenti e i genitori.

I controlli devono essere effettuati anche per la didattica. E’ necessario trovare nuove forme di insegnamento mediante reali aggiornamenti professionali e ricerche volte ad accrescere la formazione di questi ragazzi che non riescono ad ascoltare una qualsiasi lezione oltre dieci minuti. Appare incomprensibile sentir parlare del cambiamento dei programmi con la scarsità delle risorse. Speriamo che le grandi modifiche annunciate non siano soltanto spot politici bensì concreti atti di rinnovamento.

Aldo Buonaiuto

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