Editoriale

Fino all’effusione del sangue. La porpora come missione fino al martirio

Oggi nel collegio cardinalizio entrano 13 nuovi “principi della Chiesa”. Non è un privilegio, è un servizio, come insegna papa Francesco. A una più elevata dignità corrispondono maggiori responsabilità. Fino all’effusione del sangue, rosso come la berretta che i cardinali ricevono dal Pontefice. E’ richiesta la stessa disponibilità al sacrificio dei martiri cristiani che hanno edificato la Chiesa. Testimoni di fede ed esempi di misericordia. Nell’enciclica “Fratelli tutti” come nel concistoro odierno, Francesco mette al centro la necessità del dialogo in un mondo aperto. Il mondo che Francesco descrive e interpreta è un mondo aperto. Dove in principio non esistono situazioni o abitudini precostituite. Ma è un mondo di relazioni e di dialogo. Due aspetti che sono per lui una regola di vita, come ha ricordato il Segretario di Stato vaticano, il cardinale Pietro Parolin. Il risultato è un pontificato della misericordia che si struttura anche attraverso concistori che rafforzano il sacro collegio con figure di riconosciuto spessore pastorale e morale. Modelli di misericordia per la Chiesa intera. La misericordia, infatti, è il sentimento di compassione per l’infelicità altrui, che spinge ad agire per alleviarla. E misericordioso è lo sguardo del Papa figlio di migranti sull’umanità ferita del terzo millennio e sui fedeli provati dalle tempeste laceranti che minacciano la navigazione della barca di Pietro nel mondo.“Senza la misericordia la nostra teologia, il nostro diritto, la nostra pastorale corrono il rischio di franare nella meschinità burocratica o nell’ideologia”, scrive Francesco in una lettera all’arcivescovo di Buenos Aires, monsignor Mario Poli. Opera di misericordia nella morale cristiana è un’opera in cui si esercita la virtù della misericordia. E, con significato più generico, è un atto di bontà, di carità verso chi soffre. “Dio perdona tante cose, per un’opera di misericordia“, scrive Alessandro Manzoni nei Promessi Sposi. Con il concistoro odierno, Francesco vuole indicare paradigmi universali. Profili di pastori in grado di condividere il cammino e mettersi al servizio del gregge. Per accogliere l’uomo concreto con le sue ferite e contraddizioni invece di farne un’astrazione.Il cardinale Walter Kasper, presidente emerito del Pontificio Consiglio per l’Unità dei Cristiani, indica nella misericordia il senso ultimo della predicazione di Francesco. Per il Pontefice riflettere teologicamente sulla misericordia induce a porsi le questioni fondamentali della dottrina su Dio. Insomma, la Misericordia Divina costituisce il nucleo e la somma della rivelazione biblica su Dio. Conversando con padre Antonio Spadaro, direttore de “La Civiltà Cattolica”, lo storico quindicinale dei Gesuiti, l’ordine del quale fa parte, Jorge Mario Bergoglio chiarisce che la Chiesa è misericordia. Prima dei princìpi, insomma, viene il kerygma, l’annuncio che il Vangelo è amore, accoglienza verso tutti. L’immagine di Chiesa che Francesco preferisce è quella espressa dal Concilio Vaticano II nella Lumen Gentium. L’immagine “del santo popolo fedele di Dio. Sentire cum Ecclesia per me è essere in questo popolo”. Secondo il Papa “l’insieme dei fedeli è infallibile nel credere“. E “manifesta questa sua ‘infallibilitas in credendo‘ mediante il senso soprannaturale della fede di tutto il popolo che cammina”. Non bisogna pensare, dunque, che la comprensione del “sentire con la Chiesa” sia legata solamente al sentire con la sua parte gerarchica. Riguarda tutta la Chiesa: popolo e pastori.Francesco non riduce la Chiesa a “una piccola cappella che può contenere solo un gruppetto di persone selezionate”. Perciò, avverte il Pontefice, non dobbiamo ridurre il seno della Chiesa universale a un “nido protettore della nostra mediocrità“. Così il Papa regge il timone della barca in tempesta. E rasserena una Chiesa Madre e Pastora attraverso la scelta per il collegio cardinalizio di guide con l’odore del gregge.

Giacomo Galeazzi

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