Editoriale

La festa voluta da santa Faustina e san Giovanni Paolo II porta la misericordia nel mondo intero

San Giovanni Paolo II è stato l’apostolo della Divina Misericordia, ne è stato il vero testimone e ha istituito questa seconda domenica come “Festa della Divina Misericordia”. Oggi si parla molto della misericordia ma l’uomo se non ha davvero incontrato Cristo, anche se va in Chiesa e fa tante opere, è scandalizzato dalla Misericordia: perché è facile “fare opere”, ma perdonare è troppo “fuori” dalla logica umana.

Nella vita ci hanno insegnato che bisogna meritare le cose, si ricevere se si dà, l’uomo cerca una falsa sicurezza nella giustizia e nella legge e questo modo di ragionare lo possiamo avere anche con la fede, lo trasferiamo nel nostro rapporto con Dio: sono invece cose molto lontane dall’agire di Cristo che è spinto dall’Amore.

Per questo se non abbiamo incontrato Cristo, se non abbiamo fatto esperienza della Sua misericordia, abbiamo difficoltà ad accettare la gratuità dell’Amore di Dio e, al massimo, ci limitiamo ad avere misericordia con chi, in fondo, è facile averla: chi non rientra nei nostri “schemi”, lo rifiutiamo. Così parliamo di misericordia, ma la rinneghiamo nei fatti.

Essere testimoni della Resurrezione di Cristo è mostrare la Sua misericordia verso tutti, non solo per alcuni e poi essere spietati con altri, che spesso sono quelli più vicini a noi. Se non c’è questo atteggiamento che nasce dalla Grazia, possiamo avere grandi ideali, fare tante opere sociali, ma questo serve solo a costruire il nostro “io”, a farci sentire bravi e migliori degli altri. Una grande testimone della Misericordia del nostro tempo, Santa Madre Teresa di Calcutta, diceva infatti “Cosa puoi fare per promuovere la pace nel mondo? Vai a casa e ama la tua famiglia”.

La festa di questa domenica è un riflesso della nostra conoscenza di Cristo, il sintomo che mostra se in noi è cominciato o meno a nascere l’uomo nuovo, l’uomo Celeste, il cristiano!

La fede non è un esercizio di virtù, ma è un’opera dello Spirito Santo che incomincia sempre donandoci la luce su chi siamo noi veramente, senza maschere, per poter scoprire la pazienza e la bontà di Dio e poter poi essere misericordiosi con gli altri.

Con la luce dell’Amore di Cristo vediamo finalmente che non meritiamo nulla, che non siamo migliori di nessuno, ma Cristo ci ama così, poveri e deboli, scopriamo che tutto è “Grazia”: solo allora potremo davvero comprendere la grandezza della misericordia del Signore. Solo allora ne diventeremo autentici testimoni, cioè cristiani.

mons. Antonio Interguglielmi

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