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Don Oreste, un rivoluzionario quasi santo

Chi è don Oreste Benzi? Un sacerdote della diocesi di Rimini, fondatore della Comunità Papa Giovanni XXIII, innamorato di Cristo, povero, servo, entusiasta di vivere nella Chiesa Cattolica, aperto al dialogo con tutti, anche con i lontani e con chi la pensava diversamente. Soprattutto, era il liberatore dei più poveri, ha camminato con loro per un effettivo riscatto: ha aiutato chi era senza lavoro, ha sempre lottato per l'integrazione delle persone affette da disabilità, ha teso una mano a chi era caduto nel tunnel delle dipendenze, si è impegnato per trovare una famiglia a chi non l'aveva. E' stato un uomo che ha percorso tutto il secolo scorso, e qualche anno dopo il duemila, con questa visione meravigliosa che il Vangelo non è solo per la vita eterna, ma anche per la giustizia di Dio che si attua su questa terra e quindi dà dignità a tutti. 

Oggi si chiude la fase diocesana del processo di beatificazione, aperto nel 2014. Precede di qualche mese la beatificazione di Sandra Sabattini, una giovane della Comunità Papa Giovanni, di cui proprio lui ha fortemente voluto il processo di beatificazione. Questa tappa è estremamente importante e arriva a soli 12 anni dalla sua morte. Evidenzia come il Vangelo vissuto nella condivisione con i più poveri, oggi nel tempo attuale è un linguaggio eloquente, comprensibile da tutti, che mette in risalto l'amore di Dio, la speranza che Dio dà a tutti gli uomini, in particolare ai più deboli. E' lo sguardo di Dio sui poveri resa manifesta in questo sacerdote santo. 

Il messaggio di don Oreste, pur essendo un sacerdote degli anni '90, è ancora molto attuale. Lui sapeva raccogliere il grido dei poveri e trasformarlo in una richiesta forte di giustizia, sempre nonviolenta, invitava alla ribellione e alla trasgressione, ma nel bene. Raccoglieva le istanze più profonde di sete di giustizia, toglieva quella parte di violenza che ci poteva essere attaccata, e la trasformava in una richiesta forte di cammino insieme come popolo, come comunità, in cui i poveri venivano veramente tenuti in alta considerazione. 

Nel suo messaggio di cordoglio, nel giorno in cui don Oreste ha lasciato questo mondo, l'allora Papa Benedetto XVI lo definì “un infaticabile apostolo carità“. Io aggiungerei anche della giustizia. Lui ha saputo trasmettere e far comprendere come Dio ama ognuno di noi. Lo ha fatto facendosi prossimo agli ultimi, prestando attenzione e spendendosi, nel massimo rispetto – mai forzato – e pagando di persona, mettendoci la faccia. Il lavoro con le ragazze di strada lo ha iniziato lui, si è messo lui in prima linea. E' un messaggio di credibilità fortissimo, per questo ha attirato tanti giovani, famiglie, che ancora oggi si spendono in 45 Paesi del mondo per condividere con gli ultimi. 

Don Oreste era un sacerdote rivoluzionario. Indossava sempre la sua tonaca lisa, segno tangibile dell'appartenenza alla Chiesa e alla sua tradizione, a cui ha sempre mostrato fedeltà. Proprio questa fedeltà  Gesù Cristo e alla Chiesa Cattolica, gli ha donato la libertà di trasgredire ed essere rivoluzionario nel bene. Era bellissimo quando diceva ai suoi studenti: “Vi aspetto al primo stipendio, ma non vorrei che da incendiari diventaste pompieri“. La rivoluzione di don Oreste si rispecchiava in come lui viveva, nell'essenzialità, nella povertà. Non era un prete che predicava bene ma razzolava male, non viveva nell'agio, nel lusso. E' uno dei segni più belli. 

Paolo Ramonda

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