Editoriale

La sorprendente descrizione dell’Ascensione fatta da San Marco

Che forte concretezza quella di San Marco! Forse la più densa di tutto il Vangelo! Che strana e sorprendente descrizione dell’Ascensione! Una doccia fredda ai nostri idealismi! Una lezione magistrale della teologia del cielo o, piuttosto, del rapporto tra cielo e terra che sempre ci spiazza: noi a quale apparteniamo? come trovare l’equilibrio tra le nostre aspirazioni e la realtà? Preghiamo ogni giorno “come in cielo, così in terra”, ma com’ è in cielo? Com’ è in terra lo sappiamo fin troppo bene e capita che ad un certo punto non vogliamo saperne di più, allora non ci rimane che rivolgere il nostro sguardo al cielo; ma spesso manca la forza per alzare la testa per guardarlo bene, per sentirlo, contemplarlo apertamente. Troppa luce sulla terra impedisce di vedere la sua profonda bellezza. Troppi aerei…sono belli, disegnano le linee coraggiose e delicate, misurano il cielo… giocano con le nuvole… proprio le nuvole, che sono i vestiti del cielo, sempre mutevoli, sempre in movimento, svelate, rimosse dal vento per scoprire senza pudore la nudità azzurra del cielo… Forse solo gli uccelli sanno godere il cielo e lì stare meglio che in terra. Dimentichiamo facilmente il cielo perché troppo concentrati sugli schermi dei nostri telefonini.

Nel frattempo Gesù, come solo lui è in grado di fare, semplicemente, senza sforzi, cerca d’ integrare il cielo e la terra. Lo fa ordinando agli Apostoli di attraversare tutto il mondo e proclamare il Vangelo a ogni creatura. Li arma con i segni straordinari – come se la forza del cielo scendesse sulla terra per essere trasformata proprio attraverso le parole e i segni. Una possibilità che sembra per Gesù quasi naturale, come volesse accelerare tutto – la venuta del suo Regno attraverso l’annuncio del Vangelo. Questo sarebbe il cielo sulla terra?

Mentre il Signore raccomanda ai suoi, in modo naturale e soavemente, senza gesti sensazionali viene elevato in cielo. E subito l’evangelista indica quello che succede dopo: Gesù viene posto alla destra di Dio. Quasi automaticamente. L’ascensione era solo una tappa. Un pasaaggio. Un piccolo episodio – anche per gli Apostoli. San Marco lo racconta scrupolosamente: gli Apostoli iniziano ad attraversare la terra. Prendono lo slancio dato da Gesù. Predicano dappertutto. Così portano il Signore: la sua Parola e i suoi segni – piccoli frammenti di cielo, lentamente ma sistematicamente, pian piano, in vari villaggi, città, paesi, continenti. Una semina del cielo: i semi del bene, dei sogni che sono possibili, della bellezza fattibile e vera. Così il cielo, pian piano, non senza fatica attraversa la storia dell’umanità. Non senza fatica, perché la terra rimane sempre più facile da comprendere, più sicura… Ma il cielo è più grande, più potente. Per fortuna. che lo vogliamo o no. Se anche non abbiamo forza di guardarlo o sentirlo, contemplarlo come dovremmo.

Lasciamoci avvolgere, attraversare dal cielo.

Scriveva una poetessa:

Non devo attendere una notte serena

né alzare la testa,

per osservare il cielo.

L’ho distro a me, sottomano e sulle palpebre.

Il cielo mi avvolge ermeticamente

E mi solleva dal basso.

(…)

Friabili, fluenti, rocciosi,

infuocati e aerei,

distese di cielo, briciole di cielo,

folate e cumuli di cielo.

Il cielo è omnipresente

Perfino nel buio, sotto la pelle.

Il cielo trasforma la terra. Basta osservare bene – dagli aerei che disegnano le linee coraggiose e delicate, alle nuvole fantasiose e passare poi alle meraviglie compiute dalla Parola di Dio, alle sue opere nella vita di santi e credenti, luminose e celesti nonostante il peso del male che cerca di contaminare tutto. Ma il male non prevarrà mai, anche grazie all’Eucarestia che è il pane celeste. Il cielo è sopra di noi, dappertutto, e ormai in tanti cuori trova sempre più spazio.

padre Bernard Sawicki

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