Aperto ieri alla Pontificia Università Gregoriana, si conclude oggi il Convegno internazionale sui beni culturali organizzato dal dicastero guidato dal Cardinal Gianfranco Ravasi.
In occasione dell’Anno europeo del Patrimonio culturale 2018, l'evento è stato dedicato al tema della dismissione di luoghi di culto e della gestione integrata dei beni culturali ecclesiastici. Per questo motivo è stato scelto l'esemplificativo titolo di “Dio non abita piu qui”. Un problema sempre più concreto quello della nuova destinazione degli edifici religiosi chiusi al culto, specialmente di fronte all'aumento inesorabile del fenomeno dello spopolamento dei piccoli borghi. Come evitare usi impropri per queste strutture? Come valorizzare questo patrimonio anche in chiave pastorale? Domande a cui hanno cercato di dare una risposta i delegati accorsi da tutto il mondo in piazza della Pilotta per questa due giorni di discussione.
In apertura del convegno è arrivato poi il messaggio del Papa Francesco, in una lettera diretta al Cardinal Ravasi, ha sottolineato come si possa quasi “elaborare un discorso teologico sui beni culturali, considerando che essi hanno parte nella sacra liturgia, nell’evangelizzazione e nell’esercizio della carità. Essi, infatti, in primo luogo rientrano fra quelle 'cose' (res) che sono (o sono state) strumenti del culto“. Il Papa ha ricordato che “i beni culturali ecclesiastici sono testimoni della fede della comunità che li ha prodotti nei secoli e per questo sono a loro modo strumenti di evangelizzazione che si affiancano agli strumenti ordinari dell’annuncio, della predicazione e della catechesi”. Al tempo stesso, peró, ha voluto rilevare che “questa loro eloquenza originaria può essere conservata anche quando non sono più utilizzati nella vita ordinaria del popolo di Dio, in particolare attraverso una corretta esposizione museale, che non li considera solo documenti della storia dell’arte, ma ridona loro quasi una nuova vita, così che possano continuare a svolgere una missione ecclesiale“.
Inoltre, questi edifici “sono finalizzati alle attività caritative svolte dalla comunità ecclesiale”. Ribadendo il concetto il Pontefice, ha affermato: “Ciò costituisce un costante insegnamento ecclesiale che, pur inculcando il dovere di tutela e conservazione dei beni della Chiesa, e in particolare dei beni culturali, dichiara che essi non hanno un valore assoluto, ma in caso di necessità devono servire al maggior bene dell’essere umano e specialmente al servizio dei poveri“. Per dare forza a questo pensiero, Francesco ha citato la Passio del martire romano Lorenzo: “egli, 'avuto l’ordine di consegnare i tesori della Chiesa, mostrò al tiranno, prendendosene gioco, i poveri, che aveva nutrito e vestito con i beni dati in elemosina'. E l’iconografia sacra ha sovente interpretato questa tradizione mostrando san Lorenzo nell’atto di vendere le preziose suppellettili del culto e di distribuirne il ricavato ai poveri“. Il papa ha incoraggiato il lavoro dei delegati e li ha elogiati per la riflessione su questo tema che porterà anche alla presentazione di esperienze virtuose.
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