Usavano la “voce del diavolo” per terrorizzare e segregare in casa il figlio undicenne. In realtà quella voce artefatta, registrata con il cellulare e trasmessa nella stanza buia nella villetta di famiglia, ad Arzachena, era quella del padre. Secondo gli inquirenti l’uomo, insieme alla madre e alla zia, lo terrorizzavano per punirlo.
Una storia terribile venuta fuori nel giugno del 2019 quando il bambino riuscì a chiamare i carabinieri chiedendo di essere liberato. Il giudice del Tribunale di Tempio, Marco Contu, ha condannato lo scorso mese a 8 anni per sequestro di persona e maltrattamenti i due genitori e la zia del ragazzino, ora 12enne. Nelle motivazioni, uscite in queste ore, il giudice ha scritto: “Persone prive del benché minimo senso morale e di umanità, spietate e senza scrupoli, le quali non hanno esitato ad abusare, letteralmente torturandolo, di un soggetto di minore età assolutamente indifeso e alla loro mercé”.
Per mesi – ricostruiscono gli inquirenti – il bambino avrebbe subito le violenze fisiche e psicologiche dei genitori. Una educazione siberiana in stile horror. Per renderlo docile e obbediente, sembra che venisse sistematicamente rinchiuso nella sua stanza, con porte e finestre sbarrate, al buio, privato anche del letto. Per cibo, solo due pagnotte rafferme e una bottiglia d’acqua e un secchio dove fare i bisogni. Così trascorreva serate e nottate intere, mentre i genitori uscivano per andare a cene con amici e feste in famiglia. E quella voce diabolica per convincerlo a non muoversi.
Un incubo finito il 29 giugno 2019, mentre i genitori erano ad una festa. Quella sera il bambino trovò la forza di comporre il 112 da un cellulare senza scheda telefonica e chiedere aiuto ai carabinieri. Arrivati nella villetta nelle campagne di Arzachena, in provincia di Sassari, i militari verificarono il racconto del bambino e arrestarono i genitori. La zia invece finì in carcere qualche mese dopo. I tre, difesi dagli avvocati Marzio Altana, Angelo Merlini e Alberto Sechi, ammisero tutte le responsabilità giustificando quei metodi atroci con la necessità di educare un bambino un po’ troppo vivace.
Il giudice che ha però inflitto loro 8 anni di carcere. “Accanimento maligno e per certi versi perverso”, ha scritto il gip nella sentenza. “Non si tratta di follia, ma puramente e semplicemente di cinismo, di insensibilità e di deprecabile crudeltà nei confronti di un bimbo ritenuto a volte un ostacolo al trascorrere del tempo fuori casa per divertimento“. Genitori diabolici?
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