Categories: Curiosità

Qualcuno produce Cfc, i gas che perforano l'ozono

Il problema dell'inquinamento è forse il maggiore dei pericoli imminenti per il nostro Pianeta. E, probabilmente, non c'è persona su di esso che, almeno una volta nella vita, non abbia sentito parlare del cosiddetto “buco nell'ozono”, ovvero la riduzione dello strato della stratosfera che funge da schermo protettore dalle radiazioni ultraviolette che influirebbero negativamente sulla vita terrestre. In realtà, il “buco” sintetizza la connessione fra due fenomeni ma, al momento, i dettagli scientifici non sono poi così rilevanti: ciò che conta, invece, è che qualcuno stia (pare) accelerando questo fenomeno producendo in Asia orientale quantità enormi di clorofluorocarburi, più noti come Cfc (i gas serra). Un comportamento non esattamente indicato per aiutare lo strato ozonosferico che, ricevendo tali influssi, rischia di ritardare enormemente il suo risanamento.

In sostanza, la chiusura del buco nell'ozono potrebbe richiedere circa dieci anni in più sulla tabella di marcia: questo, almeno, il tempo stimato dagli scienziati della National oceanic and atmospheric administration (Noaa) degli Stati Uniti i quali, però, non sono ancora riusciti a individuare da dove provengano i veleni e chi li stia producendo. Di certo, la notizia è alquanto sconcertante e non solo per la gravità del fatto ma anche per la particolarità del caso: l'uso dei Cfc, infatti, è stato bandito con il protocollo di Montreal del 1987, proprio in seguito all'individuazione del buco. “Abbiamo lanciato un allarme – ha spiegato il dr. Stephe Montzka, princiale autore dello studio – per dire alla comunità internazionale cosa sta succedendo e che quest'azione ci sta togliendo la possibilità del recupero tempestivo dello strato di ozono. Sono necessarie ulteriori ricerche per capire esattamente perché le emissioni di Cfc-11 stiano aumentando e se c'è qualcosa che si può fare per intervenire presto”.

Secondo gli scienziati, la “colpevole” sarebbe “una nuova produzione non dichiarata da una fonte non identificata in Asia orientale. “Non sappiamo perché lo stiano facendo e se il gas Cfc sia stato creato per uno scopo specifico o inavvertitamente come prodotto secondario di qualche altro processo chimico”. Ovviamente, prima si individuerà la fonte del danno, meglio sarà possibile intervenire e, di conseguenza, il danno allo strato di ozono sarà minore. Potrebbe anche darsi che la produzione dei Cfc (dei quali non si sentiva parlare in questi termini dalla fine degli anni '80) sia stata accidentale ma è altrettanto vero che, a questo punto, agire per tempo diventa di vitale imoprtanza per tutti.

redazione

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