Agli scienziati è noto da tempo che delfini e balene vivono in piccoli gruppi “socialmente organizzati”. Ma che tra di loro stringono relazioni complesse e usano linguaggi diversi a seconda del loro “clan” di appartenenza (come i dialetti degli esseri umani), è una recentissima scoperta, frutto di uno studio condotto sull’intelligenza dei cetacei e realizzato dai ricercatori coordinati dalla biologa Susanne Shultz, dell’Università britannica di Manchester.
La scoperta, pubblicata sulla rivista Nature Ecology & Evolution, potrebbe aiutare a comprendere anche il comportamento umano. Infatti, lo studio condotto a Manchester non riguarda solo l’intelligenza di balene e delfini, ma va oltre: “Dobbiamo capire che cosa rende gli esseri umani diversi dagli altri animali e per farlo abbiamo bisogno di un gruppo di controllo: rispetto ai primati i cetacei sono un gruppo più ‘alieno'”, sottolinea uno degli autori, Michael Muthukrishna, della Scuola di economia e scienze politiche di Londra. Come riporta l’Ansa, i ricercatori britannici, studiando il comportamento di 90 specie di delfini, balene e focene, sono riusciti a stilare un lungo elenco di comportamenti simili a quelli dell’uomo e di altri primati. Questi cetacei, come l’uomo, sono degli esseri molto “sociali”: collaborano per il vantaggio reciproco, giocano insieme, e insegnano dei comportamenti, come le tecniche di caccia, ai compagni del gruppo. Come gli esseri umani, inoltre, anche delfini e balene usano linguaggi diversi, come dei “dialetti” differenti per ogni gruppo, e si chiamano per “nome” usando fischi unici per i singoli individui.
Secondo gli esperti londinesi, tutte queste caratteristiche sociali e culturali sono legate alla dimensione del cervello di questi cetacei, e alla sua espansione: “Come umani, la nostra capacità di interagire e coltivare le relazioni sociali ci ha permesso di colonizzare quasi tutti gli ecosistemi del pianeta. Le balene e i delfini hanno cervelli eccezionalmente grandi e anatomicamente sofisticati e, quindi, hanno creato una ‘cultura’ marina simile – fa notare la biologa Shultz -. Questo significa che l’evoluzione del cervello, della struttura sociale e della ricchezza comportamentale dei mammiferi marini offre un unico e suggestivo parallelo con gli esseri umani e con altri primati”.
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