Fuga finita. Il latitante Giuseppe Mastini, conosciuto come Johnny ‘lo zingaro’ e scappato dopo un permesso premio dal carcere di Sassari lo scorso 6 settembre, è stato rintracciato e arrestato dalla polizia. Johnny lo Zingaro è stato catturato dalla Polizia, con la collaborazione della Polizia Penitenziaria nelle campagne in provincia di Sassari, in Sardegna. Il latitante, secondo quanto si apprende, era nascosto in un casale in una zona rurale.
Giuseppe Mastini, il cui soprannome è legato alle sue origini sinti, ha alle spalle una lunga scia di sangue dalla fine degli anni Settanta. Analfabeta, 60 anni, figlio di giostrai lombardi di etnia sinti, Giuseppe – conosciuto anche con il soprannome di ‘Biondino’ – diviene giovanissimo uno dei personaggi di spicco della criminalità romana.
Già a 15 anni gli viene contestato il suo primo omicidio: un autista di tram, Vittorio Bigi, per una rapina finita nel sangue. Per l’omicidio Johnny viene condannato a 15 anni di carcere. Era stato coinvolto anche nell’inchiesta sulla morte di Pier Paolo Pasolini. Negli anni Ottanta aveva seminato il terrore a Roma.
La sua prima evasione risale al 1987 quando, approfittando di una licenza premio, non rientrò in carcere e si rese protagonista di numerosi fatti criminali: furti, rapine, ma anche il sequestro di una ragazza, Silvia Leonardi, l’omicidio della guardia giurata Michele Giraldi, e il ferimento di un brigadiere dei carabinieri, Bruno Nolfi.
Mastini era rinchiuso da luglio del 2017 nel carcere di massima sicurezza di Sassari, dopo la precedente evasione avvenuta il 30 giugno del 2017 dal penitenziario di Fasano (Cuneo). Anche in quella occasione era uscito, godendo del regime di semilibertà, e non aveva fatto rientro.
L’ergastolano era in semilibertà dall’agosto del 2016 e da novembre si recava tutti i giorni alla scuola della polizia penitenziaria di Cairo Montenotte (in provincia di Savona), dove svolgeva piccole mansioni.
La mattina del 30 giugno non si era però presentato al lavoro. Era poi stato rintracciato ed arrestato in un appartamento di Taverne d’Arbia, in provincia di Siena, assieme alla compagna e ad alcuni fiancheggiatori il 26 luglio di quell’anno.
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