Alla messa che celebrerà Papa Francesco il primo ottobre a Tblisi, sarà presente anche una delegazione ortodossa. Il patriarca Ilia II, che non parteciperà alla messa, sarà però presente alla cerimonia di benvenuto all’aeroporto della capitale georgiana e riceverà poi Francesco nel palazzo del Patriarcato. Come illustrato dalla Sala Stampa della Santa Sede, il sedicesimo viaggio internazionale di Bergoglio, inizia con la Georgia e si conclude, domenica due ottobre, con l’Azerbaijan.
I cattolici dell’Azerbaijan, sempre in base ai dati forniti dal Vaticano, sono 570, pari all’un per cento della popolazione. Il viaggio in Georgia e Azerbaijan, come ricorda il Vaticano, va visto in continuità con la visita che Francesco compì dal 24 al 26 giugno in Armenia, dove peraltro il Pontefice visitò il memoriale del genocidio che gli armeni commemorano il 24 aprile di ogni anno. In quel momento, precisò la sala stampa vaticana, si decise di separare le due tappe per “diversi motivi” e “tra gli altri perché il patriarca georgiano doveva essere a Creta” in questi giorni in cui era in programma uno storico sinodo ortodosso. Il Papa conclude dunque il suo viaggio nel Caucaso, “periferia di tre giganti geopolitici, Russia, Turchia e Iran, eredi di altrettanti imperi nonché al centro di molte questioni di attualità”.
La regione, tra l’altro, è segnata dallo scontro tra Azerbaijan e Armenia nel Nagorno Karabakh, territorio a maggioranza armena dell’Azerbaijan contesa dai due paesi confinanti fin dal 1988 e, dal 1994, occupata dagli armeni, con una guerra a bassa intensità che ha però fatto nel corso degli anni decine di migliaia di morti. “La Santa Sede – ha detto Greg Burke – vola piuttosto alto quando ci sono dispute regionali”. In generale, con il viaggio nel Caucaso, il Papa porta, ha detto ancora il direttore della sala stampa vaticana, “un messaggio di pace e riconciliazione a tutta la regione”.
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