L’uguaglianza in Cristo di schiavi e liberi, di uomo e donna, di “giudeo e greco” è rivoluzionaria. La chiamata è a cercare l’unità, senza cadere in contrasti e discriminazioni perché ogni distinzione diventa secondaria rispetto alla dignità di essere figli di Dio, che realizza “una vera e sostanziale uguaglianza”. È il cuore della riflessione che Papa Francesco rivolge alla consueta udienza generale del mercoledì in Aula Paolo VI, proseguendo il ciclo di catechesi sulla Lettera ai Galati.
Non bisogna dunque dare per scontata questa realtà di essere figli di Dio, come facciamo troppo spesso noi cristiani. Bisogna invece fare memoria del momento in cui lo siamo diventati, il nostro Battesimo la cui data dobbiamo ricordare, esorta il Papa riportato da Vatican News.
Parlando del battesimo, il Papa ha detto: questo sacramento porta alla “uguaglianza in Cristo che supera la differenza sociale tra i sessi, stabilendo un’uguaglianza uomo-donna allora rivoluzionaria” e che “c’è bisogno di riaffermare anche oggi”.
“Quante volte – dice il Papa – noi sentiamo espressioni che disprezzano le donne! Quante volte abbiamo sentito: ‘Ma, no, non fare nulla, [sono] cose di donne’. Ma guarda che uomo e donna hanno la stessa dignità, e c’è nella storia, anche oggi, una schiavitù delle donne: le donne non hanno le stesse opportunità degli uomini. Dobbiamo leggere quello che dice Paolo: siamo uguali in Cristo Gesù”.
Paolo, dunque, afferma “la profonda unità che esiste tra tutti i battezzati, a qualsiasi condizione appartengano, perché ciascuno di loro, in Cristo, è una creatura nuova. Ogni distinzione diventa secondaria rispetto alla dignità di essere figli di Dio, il quale con il suo amore realizza una vera e sostanziale uguaglianza”.
La figliolanza di cui parla Paolo, sottolinea poi il Papa, non è più quella generale che coinvolge tutti gli uomini in quanto figli dell’unico Creatore ma l’essere figli di Dio «in Cristo»: è “questo ‘in Cristo’ che fa la differenza”, è la novità. “Non soltanto figli di Dio” perché, ribadisce a braccio, “tutti gli uomini e donne siamo figli di Dio, tutti, qualsiasi sia la religione che abbiamo” ma “in Cristo” è “quello che fa la differenza tra i cristiani, e questo soltanto avviene nella partecipazione alla redenzione di Cristo e in noi nel sacramento del Battesimo”.
Centrale, dunque, la fonte di tutto questo che è il Battesimo, non “un mero rito esteriore”, la cui grazia è partecipare della morte e risurrezione di Cristo: quanti lo ricevono vengono trasformati nel profondo, nell’essere più intimo, e possiedono una vita nuova, appunto quella che permette di rivolgersi a Dio e invocarlo con il nome di “Abbà”, cioè “papà”.
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