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Udienza generale: “Gli anziani sono la sapienza del nostro popolo”

“Una società senza prossimità, dove la gratuità e l’affetto senza contropartita, anche fra estranei, vanno scomparendo, è una società perversa”. E’ quanto affermato da Papa Francesco nell’udienza generale in piazza San Pietro. Il vescovo di Roma ha dedicato la catechesi di questo mercoledì alla condizione degli anziani. Considerati i progressi della medicina, ha spiegato, “il numero degli anziani si è moltiplicato, ma le nostre società non si sono organizzate abbastanza per fare posto a loro, con giusto rispetto e concreta considerazione per la loro fragilità e la loro dignità”.

Quando diventiamo anziani, ha aggiunto, “specialmente se siamo poveri, se siamo malati, se siamo soli, sperimentiamo le lacune di una società programmata sull’efficienza, che conseguentemente ignora gli anziani. E gli anziani sono una ricchezza, non si possono ignorare”; sono “la riserva sapienziale del nostro popolo”. “In una civiltà in cui non c’è posto per gli anziani – ha sottolineato – sono scartati, perché creano problemi, questa società porta con sé il virus della morte”. Secondo il successore di Pietro “una cultura del profitto insiste nel far apparire i vecchi come un peso, una ‘zavorra’. Non solo non producono, pensa, ma sono un onere”. Gli anziani sono costretti ad affrontare numerose difficoltà “per sopravvivere in una civiltà che non permette loro di partecipare, di dire la propria, né di essere referenti secondo il modello consumistico del ‘soltanto i giovani possono essere utili e possono godere’”.

Il Papa ha poi raccontato la storia di un nonno che il papà della famiglia aveva deciso di spostare dalla tavola comune perché si sporcava mentre mangiava. Per questo motivo l’anziano mangiava da solo in un tavolino della cucina creato appositamente per lui. Pochi giorni dopo, ha narrato il Santo Padre, quel padre “arrivò a casa e trovò il suo figlio più piccolo che giocava con il legno e il martello e i chiodi, faceva qualcosa lì, disse: ‘Ma cosa fai? – Faccio un tavolo, papà. – Un tavolo, perché? – Per averlo quando tu diventi anziano, così tu puoi mangiare lì’. I bambini hanno più coscienza di noi!”. “L’anziano non è un alieno – ha concluso –. L’anziano siamo noi: fra poco, fra molto, inevitabilmente comunque, anche se non ci pensiamo. E se noi non impariamo a trattare bene gli anziani, così ci tratteranno a noi”.

Stefano Cicchini

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