Chiesa Cattolica

Ucraina, rifugio dalla guerra nel convento francescano di Konotop

Appello di pace dei Francescani in Ucraina. “Ora più che mai, il nostro carisma francescano di portare pace e bontà si rivela. Là dove c’è inquietudine, oscurità, guerra. I bambini che vengono nei nostri centri di accoglienza giocano. Guardano cartoni animati. E dimenticano persino che c’è una guerra intorno. Alcune persone adulte (magari per la prima volta nella loro vita) prendono il Rosario. Pregano in ginocchio. Imparano a cantare canti religiosi. Sperimentano la vera pace. Che non può essere raggiunta attraverso carri armati o altre armi. Noi crediamo nella pace che Gesù Cristo ha lasciato. Come dice nel Vangelo di Giovanni (Gv 14,27). ‘Vi lascio la pace. Vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore. E non abbiate paura”.

Particolare dalla “Predica degli uccelli” di Giotto nella basilica superiore di San Francesco ad Assisi

San Francesco in Ucraina

“Siamo a servizio delle persone con la preghiera, il sostegno. Offrendo il pranzo, il tè caldo e parole di incoraggiamento“, racconta all’agenzia missionaria vaticana Fides il frate minore padre Romualdo Zagurskyi. Tra i francescani che vivono nella città di Konotop, nell’Ucraina nordorientale, a 90 chilometri dal confine con la Federazione Russa. Il 24 febbraio, alle 5:20 del mattino, sono iniziati i bombardamenti nel territorio della regione. I cui echi sono stati uditi anche dai residenti di Konotop. Secondo lo Stato Maggiore delle forze armate dell’Ucraina, la città di Konotop è stata presa dall’esercito russo la mattina del 25 febbraio 2022.

Donetsk 24/02/2022 – guerra in Ucraina / foto Imago/Image
nella foto: evacuazione popolazione ONLY ITALY

Urgenza

Padre Romualdo ricorda lo shock dell’inizio della guerra. “In quel momento, ero in ritiro con i miei fratelli a Zhytomyr. Dove al mattino anche l’aeroporto è stato bombardato. Come parroco della parrocchia di Nostra Signora di Fatima, sono partito d’urgenza per Konotop. Il nostro convento è aperto a chiunque abbia bisogno di protezione, riparo o cibo. E già dal primo giorno abbiamo ospitato 23 persone rimaste per la notte. Per lo più donne e bambini“.

Giacomo Galeazzi

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