Le principali confessioni cristiane del Sud Sudan, riunite nella South Sudan Council of Churches (Sscc), hanno lanciato un progetto di riconciliazione e pacificazione nello Stato di Jonglei – il maggiore del Paese africano – per ridurre le tensioni tra le tribù locali, le cui divisioni si sono accentuate con la guerra civile scoppiata nel dicembre 2013. La stessa regione, formata da 11 provincie, visse anche un’altra guerra civile nel 1983.
Il progetto – riporta l’agenzia di stampa Fides – è stato avviato a seguito dell’incontro che le Chiese sud-sudanesi hanno avuto a Kigali nel giugno 2015. In quell’occasione, venticinque leader cristiani del Sud Sudan visitarono il Rwanda per imparare come riportare la pace superando i traumi dei conflitti etnici, attingendo dalla drammatica esperienza del genocidio tra Hutu e Tutsi.
L’attuale progetto di pacificazione è finanziato dall’Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale (Usaid) attraverso il Catholic Relief Services (Crs). “Dato che vi sono chiese disseminare in tutto il Sud Sudan sarà facile attuare il programma” ha affermato Isaac Nyiding, responsabile per i progetti di riconciliazione dell’Alto Nilo.
La guerra civile tra la fazione del Presidente Salva Kiir e quella dell’ex Vice Presidente Riek Machar ha assunto fin dai primi momenti una dimensione etnico-tribale, con massacri indiscriminati di civili in base alla loro appartenenza etnica. Il fallimento degli accordi di pace raggiunti a fine agosto ha peggiorato la situazione, e gli scontri su base etnica si sono estesi ad aree che finora erano state risparmiate dal conflitto.
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