P. Youhanna Issa, sacerdote originario di Mosul e appartenente all’Ordine antoniano di Sant’Ormisda dei caldei sta lavorando con centinaia di profughi fuggiti da Mosul e accolti ad Aqra. I profughi – afferma il sacerdote – “non riescono a vedere più una prospettiva analoga a Mosul e nei villaggi della regione. I musulmani li hanno derubati, hanno distrutto i loro oggetti”, “lo Stato islamico, già attivo nella zona dal 2013 e capace di sfruttare il risentimento verso l’America e il malcontento per la situazione economica, ha cambiato tutto”. I cristiani “con l’arrivo dell’Isis non credono più in una convivenza possibile con i musulmani”. I rapporti e gli equilibri sono cambiati ed è evidente che “è venuta meno la fiducia”.
Dopo aver subito in prima persona le violenze delle milizie dello Stato islamico, i rifugiati cristiani si chiedono “come sia possibile convivere con i musulmani”; anche con quanti, un tempo, erano “vicini di casa e nei giorni successivi alla fuga, hanno depredato le loro case e si sono impossessati dei loro beni”. L’inverno comincia a farsi sentire, soprattutto dove manca il cibo, e l’incertezza sul futuro alimenta il desiderio di espatriare. “Senza la Chiesa questi cristiani sarebbero stati perduti, e invece hanno ricevuto un aiuto fondamentale” sottolinea il sacerdote. Tuttavia, “per l’Iraq si prospetta un futuro di conflitti e divisioni sempre più nette, che porteranno il Paese allo smembramento, se non emergerà un governo forte e una presenza militare salda e in grado di controllare il territorio”.
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