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Papa: “Il cristiano non ha paura di sporcarsi le mani”

Il vero cristiano “non ha paura di sporcarsi le mani”, “rischia la sua fama, rischia di perdere la sua comodità, il suo status, anche perdere nella carriera ecclesiastica”, ma “è buon pastore”. E’ il commento di Papa Francesco nel corso dell’omelia di questa mattina a Santa Marta. Il Pontefice ha commentato la parabola della pecora smarrita e quella della moneta perduta che “ci fanno vedere come è il cuore di Dio”: il Signore “non si ferma”, “non va fino ad un certo punto”, “va fino in fondo, al limite, sempre va al limite; non si ferma a metà cammino della salvezza, come se dicesse: ‘Ho fatto tutto, il problema è loro’ . Lui va sempre, esce, scende in campo”. I farisei e gli scribi si scandalizzano perché Gesù “accoglie i peccatori e mangia con loro”. Questo, secondo il Santo Padre, “era un vero scandalo a quel tempo, per questa gente… immaginiamo se a quel tempo ci fossero stati i giornali!”.

Ma il Salvatore è venuto “per andare a cercare quelli che si erano allontanati dal Signore”. A farisei e scribi, che “si fermano a metà cammino”, “importava che il bilancio dei profitti e delle perdite fosse più o meno favorevole e con questo andavano tranquilli. ‘Sì, è vero, ho perso tre monete, ho perso dieci pecore, ma ho guadagnato tanto’”. “Questo non entra nella mente di Dio – ha continuato il vescovo di Roma – Dio non è un affarista”. “E’ triste il pastore – ha proseguito – che apre la porta della Chiesa e rimane lì ad aspettare. E’ triste il cristiano che non sente dentro, nel suo cuore, il bisogno, la necessità di andare a raccontare agli altri che il Signore è buono. Ma quanta perversione c’è nel cuore di quelli che si credono giusti, come questi scribi, questi farisei”.

Ha poi osservato che “è tanto facile condannare gli altri”, ma “non è cristiano, non è da figli di Dio… Ricordatevi questo: pastori a metà cammino no, mai! Cristiani a metà cammino, mai! E’ quello che ha fatto Gesù”. “Il buon pastore, il buon cristiano – ha sottolineato – esce, sempre è in uscita: è in uscita da se stesso, è in uscita verso Dio, nella preghiera, nell’adorazione; è in uscita verso gli altri per portare il messaggio di salvezza”. Questi scribi, e farisei, ha soggiunto, “non ne sapevano, non sapevano cosa fosse caricare sulle spalle la pecora, con quella tenerezza, e riportarla con le altre al suo posto”. “E’ tanto bello – ha concluso – non avere paura che si sparli di noi per andare a trovare i fratelli e le sorelle che sono lontani dal Signore. Chiediamo questa grazia per ognuno di noi e per la nostra Madre, la Santa Chiesa”.

Stefano Cicchini

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