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Nigeria, legge sulla parità fra uomo e donna: cristiani favorevoli, musulmani no

Non c’è accordo sul nuovo disegno di legge formulato in Nigeria, riguardante la garanzia  parità di diritti, in caso di eredità, tra agli uomini che alle donne. Un’intesa mancante non a livello governativo, ma tra la comunità musulmana del Paese e le autorità statali: secondo i praticanti islamici, infatti, la nuova norma andrebbe, a loro giudizio, contro i principi stessi del Corano, poiché metterebbe in discussione la prevalenza dell’autorità maschile. Per questo, nell’area settentrionale dello Stato, quella maggiormente abitata dai musulmani, sono in corso numerose manifestazioni di dissenso. La notizia, invece, è stata ben accolta dalla “controparte” meridionale di fede cristiana (la grande maggioranza degli abitanti pratica l’animismo), nella quale questo tipo di distinzione non sussistono.

Un precedente tentativo per l’approvazione del medesimo testo legislativo era già stato fatto nel marzo scorso ma, in quell’occasione, era stato dichiarato incompatibile con i fondamenti culturali e religiosi della Nigeria e, di conseguenza, il Senato aveva respinto la proposta. L’impegno degli attivisti, tuttavia, non si è arrestato e, nei mesi seguenti, si è insistito per garantire la redazione di un nuovo disegno di legge, in un susseguirsi di trattative proseguito fino a oggi.

Non c’è ancora stata nessuna approvazione definitiva e, almeno per il momento, il testo non è ancora diventato legge. Eppure, le prospettive di sviluppo in tal senso (che garantirebbero a uomini e donne i medesimi diritti sulle questioni ereditarie) sono bastate a scatenare l’indignazione della parte musulmana del Paese, le cui rimostranze, come riporta la rivista “Africa”, sono state veicolate dalle parole di Mohammed Sa’ad Abubakardal, sultano di Sokoto e una delle maggiori autorità islamiche della Nazione: “‘La nostra religione è il nostro modo di vivere. Pertanto non accetteremo alcuna mossa che intende cambiare quello che Allah vuole. L’islam è una religione di pace, abbiamo vissuto in pace con i cristiani e i seguaci di altre religioni in questo Paese. Quindi dovrebbe esserci consentito di continuare a praticare serenamente la nostra religione e mettere in pratica il nostro credo”.

La Nigeria, già di per sé tradizionalmente divisa da questa immaginaria linea di confine spirituale, scava un ulteriore solco di divergenza e, di conseguenza, ogni decisione in merito alla proposta di legge è stata rimandata, in attesa di un confronto chiarificatore con i rappresentanti delle parti in causa. A ogni modo, la linea di demarcazione tra stato e religione, in questo Paese, si dimostra nuovamente alquanto sottile.

redazione

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